Quando sono falliti tutti i tentativi possibili di accordo e di soluzione del problema, l’ultima via che rimane è quella legale. Bisogna essere coscienti però del fatto che intraprendere le vie legali comporta un notevole dispendio di energie psico-fisiche ed economiche.
Attualmente in Italia non esiste una legge anti-mobbing; malgrado questo, sono sempre di più i lavoratori che si affidano agli strumenti del diritto. L’arma della denuncia alle autorità giudiziarie è una delle più estreme. Ma attenzione, è anche la più difficile da gestire perché impone uno sforzo emotivo e finanziario che non tutti, specie dopo un lungo periodo di mobbing, sono in grado di sopportare. Un mobbizzaato, quando vuole intentare una causa contro il proprio persecutore, può fare appello tanto al diritto del lavoro quanto alla giurisprudenza civile e penale.
Un avvocato del lavoro potrà aiutarvi nei casi di licenziamenti o trasferimenti ingiusti e più in generale nei casi di bossing che si concretizzano in provvedimenti aziendali irregolari. Ci sono tre articoli dello Statuto dei lavoratoti (legge n°300 del 20.05.1970) che in minima parte si adattano ai casi di mobbing:
• art. 9: "tutela della salute e dell’ integrità fisica".
• art. 15: "atti discriminatori" per motivi politici o religiosi.
• art. 18: "reintegrazione nel posto di lavoro", nel caso di ingiusto licenziamento. Il mobbizzato ha anche a disposizione strumenti legislativi, nel caso in cui la persecuzione psicologica porti a malattie professionali. Gli abusi lavorativi vengono di fatto equiparati a lesioni personali colpose.
• legge 626/94 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
• art. 2087: del Codice Civile: obbligo del datore di lavoro di tutelare la salute fisica dei dipendenti. Come si vede si tratta di una legislatura inadeguata e antiquata, che ha bisogno di essere aggiornata e che nei fatti si presta poco alle esigenze delle vittime di persecuzioni lavorative (vedi alla sezionelegislatura).
Nella scelta del legale bisogna stare attenti ad alcuni punti:
• prima di rivolgervi ad un legale raccogliete tutto il materiale scritto che avete a disposizione: i documenti ufficiali e ufficiosi da voi prodotti, le schede dei sintomi psicofisici e delle azioni mobbizzanti ecc. Questa documentazione servirà al legale per farsi un quadro della situazione.
• fornire il materiale raccolto in ordine cronologico. • scegliere un avvocato che abbia già esperienza in casi simili.
• evitare studi collegati in qualche modo con l’azienda o coi datori di lavoro.
• accertarsi che la stessa persona segua il caso fino in fondo.
• decidere assieme gli obiettivi da raggiungere: la reintegrazione nel vostro ruolo? un trasferimento? la revoca di un trasferimento? un risarcimento? Assicuratevi di aver ben chiare le strategie.
• stabilire una cadenza degli incontri.
In caso di licenziamento con successivo reintegro in seguito a esito positivo del procedimento legale è necessario essere consapevoli che spesso le azioni persecutorie subiscono solo una battuta d’arresto, ma i problemi permangono e a volte peggiorano.
Qualche indicazione su come comportarsi in queste situazioni:
• continuare a segnalare gli abusi • mettere al corrente più gente possibile • cercare di rendere pubblica la situazione.
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sarà l'avventura la paura e la valigia
a trascinarti via .....