WASHINGTON - Tutti i delegati di Florida e Michigan andranno alla convention del partito democratico a Denver ma con diritto di esprimere solo mezzo voto. Questa la soluzione di compromesso raggiunta oggi dai dirigenti del partito democratico dopo lunghe e acrimoniose discussioni in un hotel di Washington. La soluzione raggiunta vedrà la presenza a Denver di 105 delegati della Florida pro-Hillary Clinton e di 67 delegati pro-Barack Obama. Ma la differenza di 38 voti a favore della Clinton sarà dimezzata per effetto della clausola del voto a metà. Per quanto riguarda il Michigan la Clinton avrà 69 delegati e Obama 59 ma lo scarto di dieci a favore della senatrice sarà di nuovo dimezzato. Il compromesso raggiunto dal comitato democratico consente ai due stati di inviare alla convention tutti i loro delegati (come chiedevano) ma fa scattare anche una punizione (col voto dimezzato) per la ribellione di avere anticipato le date del voto delle primarie nonostante l'esplicito divieto del partito. E' una soluzione che lascia scontenta la Clinton, che vede uno spostamento minimo a suo favore dei delegati ma non in numero sufficiente per annullare il vantaggio accumulato dal suo rivale Barack Obama, che esce quindi in sostanza vittorioso dal braccio di ferro. In termini matematici la decisione odierna sposta a 2.118 la soglia per ottenere la nomination, con Obama adesso a quota 2.050 (cioé a 68 delegati dalla vittoria) e con Hillary Clinton a quota 1.887.
Nel calendario delle primarie sono in ballo ancora tre voti: oggi a Portorico e quindi martedì sera in Montana e Sud Dakota. Fin da martedì sera Obama potrebbe quindi raggiungere la certezza matematica della candidatura. Ma la ex-first lady non sembra ancora disposta a gettare la spugna. Al termine della riunione di Washington i suoi rappresentanti hanno affermato che la Clinton "intende riservarsi il diritto" di contestare la decisione presa oggi direttamente alla convention di fine agosto a Denver. La riunione del comitato democratico era stata dominata dalla esigenza di trovare una soluzione alla questione dei delegati dei due stati 'ribelli' senza per questo compromettere l'unità del partito. Mentre all'esterno dell'hotel centinaia di dimostranti urlavano "Bisogna contare ogni voto" anche gli spettatori ammessi al dibattito, equamente divisi tra partigiani dei due candidati, hanno reagito spesso con applausi o proteste agli interventi fatti nel lungo dibattito pubblico. Ma la soluzione è giunta durante il lungo intervallo per il pranzo che ha visto il comitato discutere a porte chiuse la situazione e raggiungere infine un compromesso.
La Clinton chiedeva il pieno riconoscimento dei delegati espressi dai due stati (che era a suo netto favore) mentre Obama chiedeva di non considerare validi i delegati di Florida e Michigan (perché le due primarie erano considerate invalide dal partito).
E' stato raggiunto infine un compromesso che accontenta comunque soprattutto Barack Obama, che ha già fatto sapere che martedì sera aspetterà i risultati finali a Saint Paul, in Minnesota, un luogo altamente simbolico perché è la città dove i repubblicani terranno dal primo al quattro settembre la loro convention, per designare ufficialmente la candidatura del senatore John McCain. "E' il posto dove McCain sarà nominato - ha spiegato un portavoce di Obama - E' un ottimo luogo per noi per far scattare la prossima fase della nostra campagna". Nel cuore del territorio del nemico. Sempre oggi Obama ha annunciato l'interruzione di ogni rapporto con la Chiesa di Chicago dove i sermoni di due predicatori a lui vicini avevano creato problemi politici al candidato per il tono incendiario (nel primo caso) e per avere preso in giro in modo umiliante la Clinton (nel secondo caso). Obama, che pensa già allo scontro d'autunno con i repubblicani, ha deciso di troncare di netto lo scomodo legame con la sua chiesa di Chicago.
Primarie taroccate come quelle italiane...
bè ditelo che volete l'africano come candidato democratico e si fa prima...