[POL-IT]Il dopo Bossi, forse Bossi junior ed è gelo nel partito!

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Riccardo.cuordileone
00lunedì 22 gennaio 2007 17:19
ROMA All'inizio sembrava solo una battuta. L'ennesima sparata di Umberto Bossi. «Sarà lui a prendere il mio posto alla guida della Lega!», esclamò il Senatùr il 6 marzo del 2005 durante il primo comizio dopo l'ictus, a Lugano. E lui, Renzo, secondogenito del leader della Lega, primo figlio avuto dalla moglie Manuela, che accanto al padre da una finestra urlava: «Padania libera!». Insomma, nessuno ci credeva: Renzo Bossi, allora diciassettenne, oggi quasi diciannovenne, indicato come quello che sostituirà suo padre, Umberto, alla guida del movimento. Una discendenza per sangue che caratterizzerebbe la Lega come l'unico partito dinastico della scena politica italiana.

UN PARTITO IN FAMIGLIA

In questi due anni il chiacchiericcio intorno all'ipotesi che l'Umberto abbia davvero intenzione di lasciare il Carroccio nelle mani del riccioluto secondogenito è via via aumentato. Intendiamoci: allo stato attuale è solo una possibilità. Ma non delle più remote. Ufficialmente pochissimi sono disposti ad ammetterlo, ma a microfoni spenti diversi parlamentari leghisti confermano: Bossi sembra seriamente intenzionato a lasciare la Lega al figlio e i colonnelli, se all'inizio ostentavano spavalderia, oggi sono pieni di dubbi. «Del resto, dopo una vita a mangiare pane e comizi su e giù per la Padania, venire scavalcati di botto da un ragazzino non farebbe piacere a nessuno», spiega un ex-parlamentare leghista con ancora molti contatti con il movimento, «però l'ipotesi che Bossi possa lasciare la Lega a suo figlio, tra cinque o sei anni, è possibile. Anche perché il Senatùr non si fida di nessuno dei suoi colonnelli. La Lega è un partito irrazionale, totalmente dipendente dal suo padre padrone. E se Bossi indica Renzo, il suo popolo lo accetterà». Ma a supporto di questa tesi esistono indizi, anche politici. Innanzitutto, il fatto che Bossi lo abbia ripetuto più volte. In pubblico, ma specialmente in privato. In secondo luogo, il Senatùr ormai si porta Renzo a tutti i comizi, come a fargli fare un rapido apprendistato di cielodurismo padano. Poi c'è il congresso federale. Bossi fino a qualche mese fa non aveva intenzione di convocarlo, proprio per non essere obbligato a indicare un successore. Voleva prendere tempo. Poi ha cambiato idea. Al prossimo congresso, che si terrà prima delle amministrative, presumibilmente alla fine di marzo, Bossi si farà rieleggere segretario, con ampio mandato e pieni poteri. Così la sua leadership sarà assicurata per altri cinque anni. Un lasso di tempo in cui deciderà se trovare un delfino o lasciare la gestione del partito tra le mura domestiche, passando il testimone a Renzo, che allora avrà 24 anni.

LE PAURE DELLA TRIADE [SM=x751525]

Ma ci sono altri due fattori che giocano a favore di questa ipotesi. Da una parte c'è la famiglia: alla moglie Manuela l'idea non dispiacerebbe affatto. Anzi, sarebbe prodiga di consigli politici per Renzo, così come lo è sempre stata nei confronti dell'Umberto. Poi la mancanza oggettiva di un delfino nel partito. La triade Calderoli-Maroni-Castelli, infatti, sembra fuori gioco per la successione. Tra i tre oggi il più stimato dal grande capo, per sagacia e capacità organizzativa, è Calderoli(accipicchia! [SM=x751525] ). Però di lui, come degli altri due, il Senatùr non si fida fino in fondo. C'è stato il periodo in cui si era innamorato, politicamente parlando, di Giancarlo Giorgetti, ma la sua estrema riservatezza e il desiderio di non stare in prima linea alla fine gli sono costati qualcosa. E il Senatùr ha dovuto sudare sette camicie per convincerlo a restare alla guida della Lega Lombarda. Poi c'è Marco Reguzzoni, molto vicino alla famiglia, che Bossi ha usato spesso come una clava per bastonare i colonnelli. Ora anche lui, però, forse per troppa ambizione, è un po' in ribasso e il leader leghista ha deciso di accorciargli il guinzaglio, limitando il suo raggio d'azione. E così, salgono le quotazioni di Renzo. Certo, qualcuno pensa che Bossi stia usando il figlio come spauracchio per tenere sulla corda i colonnelli. Ma quando Maroni in un'intervista liquidò la variante-figlio come «una sciocchezza», il Senatùr andò su tutte le furie. «Il ragazzo è molto sveglio. Ha le stimmate del padre e una forte passione politica», osserva l'europarlamentare Mario Borghezio, «del resto è avvantaggiato dal fatto di aver avuto una grande scuola politica in casa. Sta facendo il tirocinio. Ma la stoffa del buon padano ce l'ha. Del resto, buon sangue non mente. Certo, ora è giovane, ma tra qualche anno potrebbe essere pronto». E Renzo intanto che fa? Per ora sta finendo il liceo, ascolta Vasco Rossi e Van De Sfroos, fa volantinaggio a Varese con i giovani padani, gioca a basket e segue il padre ovunque. Poi si iscriverà all'università. E c'è da scommettere che sceglierà scienze politiche.

PASSAGGIO DI CONSEGNE

Lugano, 6 marzo 2005. A quasi un anno dall'ictus che lo aveva colpito il l'11 marzo 2004 torna a mostrarsi in pubblico dalla finestra della casa dove abitò in esilio il federalista lombardo Carlo Cattaneo. Al suo fianco c'è il figlio Renzo, 19 anni: secondo molti una sorta di investitura. L'ipotesi che il Senatur possa, tra qualche anno, designare il secondogenito come suo successore trova conferme nelle parole espresse in pubblico e in privato dal leader lumbard. E tra i colonnelli del partito cresce la paura di vedersi scavalcati.

Gianluca Roselli
Libero 21/01/07

Oh signur... [SM=x751557]
Lux-86
00lunedì 22 gennaio 2007 18:40
la Lombardia non ha mai avuto una dinastia regnate, al massimo qualche duca, bossi vorrebbe essere il primo? [SM=x751578]
io è da anni che tifo per calderoli [SM=x751555]
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