PUTIN: NATO AI CONFINI E' MINACCIA
(Dall'inviato Stefano Polli)
BUCAREST- La Nato del XXI secolo comincia ad avere il suo nuovo profilo. Il disegno che era stato cominciato negli anni scorsi si sta completando e il summit di Bucarest segna un passaggio decisivo nella costruzione dell' architettura dell' organizzazione del nord atlantico di fronte alle nuove sfide globali. La guerra fredda è finita da poco più di quindici anni - e non tornerà mai più come hanno detto ancora oggi sia George W. Bush sia Vladimir Putin - ma la Nato è ormai completamente diversa rispetto a quella istituzione che resse la contrapposizione con il Patto di Varsavia per lunghi decenni.
La Nato di oggi parla di scudo stellare con il presidente russo, di allargamento fino ai confini di Mosca, di grandi missioni di pace in giro per il mondo, con una responsabilità politica destinata a crescere in una situazione storica carica di instabilità e povera di punti fermi. Il vertice tenutosi nel faraonico e un po' inquietante palazzo voluto dall' ex dittatore Nicolae Ceausescu, oggi sede del Parlamento romeno, è stato il più grande mai tenuto dalla Nato ed ha raggiunto alcuni obiettivi chiari. Prima di tutto, la Nato continuerà il suo processo di allargamento ad est, includendo altri vecchi ex nemici ed oggi alleati fedeli dell' occidente.
Dopo Albania e Croazia, toccherà presto alla Macedonia e, più in là, a Georgia e Ucraina. E, nonostante gli slogan e le accuse (la Nato ai confini russi sarà considerata una "minaccia diretta"), il dialogo con Mosca è cresciuto ed è destinato a proseguire. Putin ha concesso alla Nato il diritto di passaggio dal nord per i rifornimenti destinati alla missione Isaf in Afghanistan e non ha puntato i piedi sul progetto di scudo stellare che da un' ipotesi puramente americana è stata, proprio nella riunione nella capitale romena, accolta anche dagli altri membri della Nato. Di scudo stellare, Putin parlerà domenica con Bush, nel loro incontro bilaterale nella località turistica di Soci, sul Mar Nero cercando un punto di equilibrio tra interessi e esigenze che rimangono abbastanza lontane ma che vengono discusse oggi in una nuova atmosfera. Certo, Putin non può essere contento del progetto Usa, come non può non protestare per il futuro arrivo della Nato ai suoi confini occidentali. Ma il dialogo prosegue e l'atteggiamento complessivo del presidente russo e dei membri della Nato è apparso profondamente diverso e più costruttivo. La Nato stessa sembra aver capito di aver bisogno della Russia e, se non del suo pieno consenso, almeno di un forte dialogo con Mosca per poter affrontare con successo le nuove sfide e svolgere fino in fondo il ruolo di punto di riferimento principale (insieme all' Onu) per le missioni di pace nei punti caldi del mondo, come sta facendo adesso in Afghanistan.
Proprio sull' Afghanistan, il summit ha registrato una nuova consapevolezza da parte degli Stati membri che si sono detti pronti ad un impegno di lungo periodo ed hanno rafforzato il contingente. Inoltre, c'é un dato che emerge con chiarezza: la Nato sta diventando, paradossalmente, sempre di più un foro di dialogo non solo con la Russia, ma anche con un buon numero di Paesi che si muovono ai confini (geografici e politici) dell' organizzazione.
Si tratta di una sensazione forte, presente negli atteggiamenti e nelle dichiarazioni dei protagonisti nel vertice degli addii, con i saluti a Bush e a Putin che concluderanno presto i loro percorsi alla Casa Bianca e al Cremlino. Una sensazione così forte che davvero in pochi, nel palazzo un po' spettrale nel cuore di Bucarest, hanno pensato al fantasma di Ceausescu, uno che dall'ipotesi di un dialogo con la Nato non è mai stato nemmeno sfiorato.
Da:
ANSA.it