Sono solo poche centinaia le schede realmente contestabili
Un errore la cifra di oltre 43mila che era circolata nei giorni scorsi
Si sgonfia il caso brogli
la vittoria è dell'Unione
Possono essere riesaminati solo i voti "contestati e non assegnati"
che risultano pochissimi rispetto a quanto fatto capire dal Viminale
di CLAUDIA FUSANI
Si sgonfia il caso brogli
la vittoria è dell'Unione
Milano, un momento dei controlli delle schede contestate nella sede del tribunale
ROMA - Il caso delle schede contestate non esiste più. Non esistono più i 43.028 voti che, una volta controllati, avrebbero potuto ribaltare la maggioranza strappata sul filo di lana dall'Unione. Errore o svista o colpevole reticenza della Direzione centrale dei servizi elettorali del Viminale, fatto sta che ieri il conteggio che è arrivato via via dalle 26 circoscrizioni che stanno controllando il voto ha messo a nudo il malinteso che in questi tre giorni ha tenuto in bilico il paese e ha permesso al premier Berlusconi di continuare a gridare al broglio elettorale.
Il malinteso consiste in questo: le schede contestate "e momentaneamente non assegnate", così le definisce il testo unico della legge elettorale e cioè le uniche che possono essere riassegnate dalle Corti d'Appello ai singoli partiti in fase di verifica, non sono 43.028 ma molte di meno. Un decimo, quattromila, ma forse neppure, si parla addirittura di 2.500 voti. Dai primi riscontri delle circoscrizioni, tra l'altro, i voti vengono riassegnati tanto alla Casa delle Libertà quanto all'Unione. Insomma, tre giorni col fiato sospeso per un nulla. Tre-quattromila voti non possono in alcun modo ribaltare l'esito del voto del 9 e del 10 aprile, deciso da circa 25mila voti in più per l'Unione.
La vittoria dell'Unione sembra quindi non avere più condizionali. "C'è voluto un po', ci vuole pazienza. ma alla fine questa è la democrazia", ha detto il leader dell'Unione Romano Prodi. Una frase pronunciata passeggiando a Bologna con la moglie Flavia e che ha l'aria di chiudere il capitolo brogli.
Esiste, sulla carta, la possibilità che ci siano errori madornali di trascrizione nei verbali di ognuna delle oltre 60 mila sezioni elettorali. E' un'altra delle verifiche invocate dal premier. Anche questa strada però, almeno per ora, non sta portando a rivoluzioni numeriche.
Resta da capire come si sia potuti restare per tre giorni tutti prigionieri di un simile malinteso. La cronaca è questa. Ieri cominciano ad uscire i primi numeri dalle Corti d'Appello: 200 schede contestate in Puglia, 225 in Piemonte, meno di 300 in Lombardia, 190 nel Lazio. E così via, numeri sempre più piccoli che comprendono tanto la Camera che il Senato e che sommati insieme non arriverebbero mai a 43 mila.
Richiesta più volte, dal Viminale non è arrivata alcuna risposta ufficiale sul punto. In serata un comunicato, nato soprattutto per rispondere alle accuse di brogli formulate dal premier, sottolinea che "i risultati sono provvisori", che "al ministro dell'Interno non è consentito in alcun modo di intervenire sui procedimenti in corso". L'augurio è che "la serena lettura delle norme vigenti e il comune senso di responsabilità facciano finalmente cessare le polemiche".
Ufficiosamente, sempre da fonti interne al ministero dell'Interno, è stato spiegato che probabilmente sotto la colonna schede contestate sono finiti sia i voti "contestati e momentaneamente assegnati" che quelli "contestati e momentaneamente non assegnati". Va detto che il testo unico della legge elettorale sotto questo punto è molto chiaro. Le schede "contestate e già assegnate" dal presidente di sezione hanno una propria busta e appartengono al conteggio dei voti validi. Non solo: quella busta e quei voti non possono, per legge, essere verificati dalle Corti d'Appello, ma solo dalle Giunte delle elezioni di Camera e Senato, quando saranno insediati.
Altra storia invece per le schede "contestate e non assegnate", le uniche che passano la verifica e che possono modificare i numeri dello scrutinio. Può essere che in un primo momento la voce "contestate" abbia, per errore, compreso le due diverse categorie di schede. In un primo momento, però. Tre giorni sono un tempo decisamente troppo lungo per non chiarire che 43 mila non era il numero di schede effettivamente da riassegnare.
(14 aprile 2006)