-Questo è il secondo ed ultimo capitolo della storia recente sulla famiglia di Jeff Hygthler-
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
I fuckin' hate you
Tristezza….
TUM –TUM- TUM…
Depressione…
TUM –TUM- TUM…
Frustrazione…
TUM –TUM- TUM…
Odio…
TUM –TUM- TUM…
Rabbia…
TUM –TUM- TUM…
Queste sensazioni tormentavano Jeff mentre un aereo della Ryan Air decollava dall’aereoporto di Fiumicino e si dirigeva verso Miami sfrecciando nei cieli. Jeff aveva nel lettore CD il disco “Take a Look in the mirror” dei KoRn, dopo non più d’una mezz’ora Jeff era caduto in un sonno profondo.
Burn… fire… death…my detah… death bodies….EVERYWHERE!!!!
Un cimitero… un reietto… un rifiuto umano… Jeff Hygthler…
Jeff è in un cimitero…tutti lo evitano come se avesse una malattia contagiosa…una tomba… una tomba… il nome… Jeff…
J:che diamine succede?
La gente lo evita… un lampo! Morte…
Jeff si sveglia disteso, pare come se stesse disteso sul nulla, su un mondo nero, come se galleggiasse nello spazio.. Jeff cerca di muoversi… nessun risultato… improvvisamente vede un uomo incappucciato… uno strano bastone si intravede, Jeff non capisce, non concepisce fino a che il mendicante arriva ameno di 5 metri da lui, era la morte e il bastone la sua falce che lo colpiva… sentì una fitta al petto e la morte si tolse il cappuccio…
Mors: noti nulla di familiare?
La morte aveva il suo stesso volto…
M: sei solo un rifiuto, come me, sei tu il fottuto angelo… sei tu l’angelo della morte!!!
Jeff si svegliò urlando e subito un hostes arrivò, era stato solo un sogno, un sogno… L’hostess disse lui che erano a venti minuti dall’arrivo e che stava iniziando la manovra di atterraggio, Jeff spense il lettore e aspettò mansueto che l’aereo toccasse il suolo. Arrivò in perfetto orario, le 10 e 30, e subito andò a recuperare i suoi bagagli, chiedendosi cosa significasse quel dannato sogno… Così arrivato a Manhattan Jeff si avviò a prendere un taxi. Questo arrivò quasi subito e Jeff potè salire.
J: Al centro della città, a Fifth Avenue.
T: subito signore
Il taxi partì e Jeff attese, sentimenti contrastanti lo invaserò, cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto, anche cos’avesse solo pensato erano misteri per Jeff, assaliti dai dubbi. E se suo fratello non avesse accettato questa scoperta? Certo non era un bel periodo, i suoi amici l’avevano abbandonato dopo il trattamento riservato a Damiano, che si era suicidato dopo ciò che era avvenuto. Gli erano rimasti solo Gabriele, suo amico d’infanzia, e Jessy la sua ragazza. Questo almeno prima che uno shock anafilattico stroncasse la vita di Gabriele. Jeff ormai era un reietto, quella cosa che aveva visto in sogno aveva ragione, era un rifiuto, uno scarto, forse addirittura un errore, un sbaglio nei conti del padreterno. Jeff aveva smesso di credere da quel mero incidente con Dam, era ormai convinto di essere stato dimenticato da Dio… Sempre che Dio esista. Avvolte si stendeva e pensava che la religione fosse solo una balla, utile come specchio per le allodole, dietro al quale la chiesa faceva passare un mucchio di contanti senza che nessuno li vedesse o li sentisse.Fatto sta che purtroppo ancora la maggior parte del vecchio continente e dell’america erano e sono ancor oggi i cristiani nonostante in molti stessero capendo i rigiri della chiesa.
Immerso nei suoi pensieri sulla vita e la religione Jeff era arrivato a destinazione. Scese dall’auto sopo aver pagato il tassista in modo più che abbondante, Fifth Avenue. Sembrava una di quelle vie di “perbenisti”… certo dalle voci giunte a Jeff il fratello sembrava di un’altra pasta.
Sembrava che avesse avuto problemi per spaccio.
Jeff si avviò al numero 26. Nell’indecisione suonò. Suonare un campanello era di certo un gesto facile e che Jeff aveva compiuto milioni, miliardi di volte, quella volta però il pulsante pareva irremovibile dalla sua posizione, e nel premerlo mille pensieri invasero la mente di Jeff. Suonò una volta, nessuna risposta, la seconda volta, ancora nulla alla terza apparve il vicino, un uomo sui 25 anni, alto sul metro e 80, con lunghi capelli marroni e occhi del medesimo colore, con la barba abbastanza lunga e incolta, che disse
V: scusi chi cerca
J: Colui che risiede qui, tale Alender Xage
V Come non lo sa?
J: Cosa dovrei sapere?
V: Xander è morto l’altro ieri in un incidente stradale.
Jeff sentì il celo cadergli sulla testa. D’un tratto si sentiva come se il cuore gli stesse esplodendo, sentiva il sapore del sangue in bocca, ma ebbe ancora la forza di parlare, anche se con un filo di voce
J: Dov’è sepolto?
V: Venga la accompagno io
Jeff come un automa seguì in macchina l’uomo. Non era possibile in due mesi aveva subito quattro gravi perdite, non ci voleva credere, forse l’uomo stava scherzando, magari era proprio lui suo fratello o magari… era tutto vero… Il cimitero era abbastanza vicino, Jeff chiese all’uomo quale fosse il suo nome, quello gli rispose che si chiamava Jonathan Silveira, Jeff gli chiese quindi di andar via. Jonathan se ne andò subito e Jeff entrò nel cimitero. Certo non era un bel posto, anzi a sua memoria non era neanche un bel cimitero. Del resto, dopo questo periodo, di cimiteri era quasi un intenditore.
E pensare che aveva sempre odiato quei posti, scarni e freddi, gli dava fastidio la presenza di tutti quei cadaveri li vicino. Questo già molti anni prima. Poi quando devi andare a “trovare” qualcuno che hai perso certo non stai bene, certo non fa piacere!
Così Jeff camminò, le bare erano in ordine alfabetico, la “X” era lontana. Jeff camminò e dopo molto trovò la bara. Vide suo fratello nella foto, era molto bello, per alcuni tratti molto simile a lui, stessi occhi color ghiaccio, stessi capelli, persino stessi caratteri facciali.
Jeff si tirò su il cappuccio e si inginocchiò davanti alla lapide, non capiva il perché di quel gesto, ma lo fece, e improvvisamente scoppiò in n pianto e in lacrime chiuse gli occhi e si mise a pensare…
Si immaginò inginocchiato davanti alla lapide, alle 12.55, in un cimitero deserto, e fu come se in quella scena lui aprisse gli occhi, davanti la lapide, in quella sorta di sogno si girò e lì lo rivide il mendicante, il reietto… l’Angelo della Morte che con la sua falce per la seconda volta lo infilzava e si toglieva il cappuccio mostrando a Jeff il suo riflesso…
M: Tu sei me, io sono te capiscilo!!!
J: non è vero io ho amici…
M: tutti meno una ti hanno abbandonato!
J: Non è vero!!!
M: invece si!! Tu hai ucciso Damiano e loro ti hanno abbandonato!!
J: NO!!!! NON L’HO UCCISO IO!!! È UNA FALSITÁ, UNA MENZOGNA!!!!
M: invece lo hai ucciso tu!! Tu hai ucciso lui, tu hai ucciso Gabriele, tu hai ucciso tuo fratello, tu hai ucciso i tuoi genitori! E sai il perché? Perche tu sei me! Tu sei un reietto, tu sei l’angelo della morte!
J:…
M: tu sei me!
Jeff parve svegliarsi da un incubo, uno dei tanti.Del resto ora aveva smesso di piangere, e pensava ormai solu una cosa, era lui!
J: sono io… io sono il fottuto angelo, io sono il fottuto angelo della morte… il prossimo nome sulla mia lista è il tuo…JAQUES PREVERT!!! Io sono un assassino, io sono un mostro, io sono il fottuto angelo…
…amen…
[Modificato da ECstyles 01/09/2006 19.39]