Henri Cartier-Besson

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@Ljuba@
00martedì 23 maggio 2006 15:16
Vita


Henri Cartier-Bresson nasce a Chanteloup, vicino Parigi, nel 1908. La sua è una famiglia ricca e prestigiosa.
Dopo gli studi giovanili di pittura decide di dedicarsi alla letteratura partecipando ai corsi dell’Università di Cambridge.
Le sue conoscenze e la sua profonda passione per le arti figurative lo portano a frequentare l’ambiente dei surrealisti; in seguito dopo un lungo viaggio in Africa, effettuato nel 1931, inizia a dedicarsi professionalmente alla fotografia.

La sua prima grande mostra è allestita a Città del Messico nel 1933, dopodiché, nel 1935, durante un soggiorno negli Stati Uniti d’America si avvicina all’arte cinematografica, grazie anche all’amicizia che lo lega a Paul Strand.
Al suo ritorno in Europa lavora come assistente del grande regista francese Jean Renoir (Une partie de campagne e La règle du jeu), quindi, nel 1937 firma personalmente il film Return to life.
Durante la Seconda Guerra Mondiale Cartier-Bresson entra nella resistenza francese continuando a svolgere costantemente la sua attività fotografica.
Il 1945 è l’anno della realizzazione del documentario Le Retour.
Nel 1947 fonda insieme a Robert Capa e a David Seymor la famosa Agenzia Magnum, all’interno della quale lavoreranno successivamente alcuni tra i più grandi fotografi del Novecento.
Negli anni che seguono la creazione della Magnum, Cartier-Bresson viaggia moltissimo e fotografa innumerevoli realtà internazionali, fino a quando, nel 1955, viene organizzata la sua prima retrospettiva presso Il Louvre, a Parigi.
Nel 1966 avviene il suo distacco dall’agenzia che aveva fondato e si svolge un altro evento parigino che lo consacra definitivamente come grande artista della fotografia.

Nel 1979 è NewYork ad organizzare un tributo al genio del fotogiornalismo e del reportage ed è proprio in quel periodo che Henri Cartier-Bresson inizia gradualmente a ridurre la sua attività fotografica per dedicarsi al suo primo amore artistico: la pittura.

Il 2001 è l’anno della sua mostra milanese, comprendente 155 opere, allestita presso il Palazzo dell’Arengario.

Henri Cartier-Bresson muore il 3 agosto 2004 a L'Isle-sur-la-Sorgue in Francia.

©CultFrame 2004





L'idea di Cartier-Bresson è che non si può imparare a fotografare, perché fotografare è un modo di vedere, ed è anche un modo di vivere.
La macchina fotografica non è che un mero mezzo col quale fissare la realtà; e del tutto realistiche pretendono di essere le sue immagini, scattate sempre con un obiettivo che restituisce un'immagine in tutto simile a quella vista dall'occhio (un 50 millimetri) e fedelmente riportate in stampa a pieno formato, senza escludere nulla di ciò che l'occhio ha visto nel mirino. La sua Leica diventa "un prolungamento dell'occhio" che può essere, a seconda delle occasioni, "un revolver, oppure il divano di uno psicanalista".

Cartier Bresson si è paragonato ad un pescatore che, avendo un pesce già all'amo, debba avvicinarsi con cautela per prenderlo al momento giusto, ma le sue dichiarazioni sul fotografare, richiamano all'immaginazione la pratica Zen del tiro con l'arco: "Fotografare è trattenere il respiro..." ed il fotografo, al pari di un arciere, deve dimenticare tutto, anche se stesso, per concentrarsi sull'obiettivo.
Senza preoccuparsi dell'accuratezza, lascia che questa sorga come risultato dell'imporsi intuitivo di una forma perfetta; lo scatto, così come il tiro con l'arco, scioglie una tensione spirituale e "cogliere un'immagine diventa una gioia fisica e intellettuale".



Henri Cartier-Bresson
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