Posizioni dalla 60 alla 51.
Ecco che comincio la classifica dei miei duemilametri dalla sessantesima posizione.
Se è stato veramente difficile (e un po’ azzardato) stilare per intero la classifica, senz’ombra di dubbio è stato semplicissimo trovare la mia salita “numero 1” (la scopriremo fra un po’...) e le ultime 3 della classifica: queste sono infatti tutte e tre relative alla medesima uscita – fatta ahimè con un cielo non “azzurro–emiliano” bensì “grigio–topo”!
60° posto: Passo del Foscagno.
Non me ne voglia il buon giacomo81, ma all’ultimo posto della speciale classifica ritroviamo il valtellinese Passo del Foscagno. Salita stupenda, estenuante e ricca di panorami mozzafiato dal versante di Bormio, si rivela poco più di un cavalcavia (300m di dislivello) che – seppur effettuato in un ambiente austero di alta montagna – perde il confronto con qualsiasi altro duemilametri da me conquistato quest’anno.
Se poi aggiungiamo un meteo praticamente autunnale (sebbene fosse ancora estate) ed il rischio pioggia che incombeva (da non sottovalutare: avevo ancora circa 70km di “noiosa” discesa davanti a me!) ecco spiegato l’ultimo posto in classifica.
Ma non fraintendete: la salita è comunque meritevole ed offre la possibilità di completare grandi Giri Alpini di tutto rispetto!
59° posto: Passo Eira.
Al penultimo posto della mia personale classifica del 2009, compare la salita “gemella” del Foscagno: il Passo Eira. In realtà, infatti, sarebbe quasi meglio considerare un “doppio–Passo” la traversata Livigno–Bormio che non “due Passi distinti”: per chi non fosse pratico della zona, ricordo che la Statale del Foscagno, che congiunge le due località lombarde, presenta una sorta di “avvallamento” che fa perdere circa 300m di quota (di qui il fatto che ci siano due distinti Passi Alpini).
Rispetto al Foscagno, quest’anno l’ho preferito per via di un meteo leggermente migliore e per alcuni splendidi panorami che mi ha regalato su Ortles e la conca di Livigno, panorami cui non avevo fatto caso nelle mie precedenti scalate.
58° posto: Forcola di Livigno.
Concludo il trittico delle salite dell’Alta Valtellina con la Forcola di Livigno, scalata sempre nella stessa grigia giornata di inizio settembre. Rispetto ad Eira e Foscagno, quest’ultimo Passo – pur essendo breve da entrambi i versanti – ha il merito di attraversare un vallone di aspra e rara bellezza, che in più tratti ricorda un “mostro sacro” quale l’Izoard!
Inoltre, se percorso da Tirano (e pertanto abbinato al Bernina) regala – sia per durezza che per lunghezza – un paio di ore di assoluto “godimento”!
Anche la discesa velocissima su Livigno è notevole, attraversando un vallone selvaggio come pochi altri.
57° posto: Cheneil.
Con Cheneil comincio a descrivere la prima delle “novità 2009” (saranno in tutto ben 26!); tengo a precisare che la classifica non deve trarre in inganno: d’ora in poi considero TUTTE le salite affrontate entusiasmanti!
Ma da qualcuna devo pur partire, e la “palma” di ultima in classifica, tra le novità introdotte nella mia prima “stagione degli sterrati”, spetta a questa poco conosciuta salita valdostana – che paga il fatto di non offrire grandissimi panorami (se non alcuni brevi scorci sull’alta Valtournenche dominata dalla piramide del Cervino), di avere un dislivello contenuto (io l’ho scalata di rientro da Cervinia) e di terminare presso un parcheggio veramente anonimo (proprio quando l’orizzonte si apre sempre più... mannaggia!...).
Di contro, Cheneil ha il vantaggio di avere un traffico praticamente nullo e – se percorsa, come da me, in autunno dopo le prime nevicate – di regalare contrasti di colore indimenticabili e con pochi paragoni!
In definitiva: una deviazione assolutamente consigliata a chi si reca a Cervina (anche se meno panoramica del Saint Panthaleon).
56° posto: Passo dello Spluga.
Dopo svariati tentativi infruttuosi, nel 2009 sono riuscito a scalare questo impegnativo Passo Alpino (uno dei Passi di Confine più importanti storicamente) quasi interamente con il sole!
La salita, pur non celeberrima ciclisticamente, è di tutto rispetto: sfiora i 2000m di dislivello e presenta alcuni tratti particolarmente impegnativi, alternati a falsipiani in cui si può rifiatare. Dal punto di vista paesaggistico, l’intero percorso si svolge in una vallata abbastanza stretta (forse per questo poche volte ho incontrato bel tempo) e i panorami si fanno di alta montagna solo nell’ultimissimo tratto (con il valico peraltro “deturpato” dalla Dogana): per questo non l’ho mai annoverata tra le mie salite preferite.
Di contro, dall’altro versante, gli scenari si fanno molto più “da Heidi” (mi pare che la leggenda narri che proprio da queste parti ci fosse la sua casa) e la discesa – tra tornanti mozzafiato e rettilinei velocissimi – è superba! Non dimentichiamoci inoltre che il versante svizzero è, anche se non sembra, in piena “Svizzera del nord”: ricordo che la prima volta che lo valicai, ritrovarmi in paesaggi così tipicamente “da cartolina” mi fece un certo effetto...
55° posto: Moosalp.
Una delle più entusiasmanti ed inaspettate scoperte asfaltate del 2008 è relegata negli ultimi posti di quest’anno: purtroppo ho aspettato troppo e sono stato costretto ad affrontarla con un meteo che non ha messo in risalto tutte le vette che circondano il Passo (credo sia uno dei valichi alpini asfaltati dal quale si possa osservare il maggior numero di Quattromilametri).
In ogni caso anche quest’anno, sia dalla vetta che lungo la temibile ascesa (inesorabilmente esposta, essendo in pratica una stupenda balconata su Saastal e Mattertal), gli scorci su alcune delle vette più alte delle Alpi non sono mancati (e la foto lo testimonia).
Per chi non lo conoscesse, ricordo che il Passo è un diversivo – rispetto alla normale strada di fondovalle – che collega ad alta quota alcuni incantevoli paesini del Vallese, unendo la vallata principale della regione con la più famosa tra le sue valli laterali (quella di Zermatt). Procedendo praticamente sempre a mezzacosta regala splendidi punti di vista (sempre più grandiosi via via che si sale d’altitudine): da una parte sulle vette più occidentali che danno origine al ghiacciaio dell’Aletsch, dall’altra all’imponente gruppo del Mischabel contornato da altri Quattromila (fra cui le propaggini più settentrionali del Massiccio del Rosa) ed i loro scintillanti ghiacciai.
Impressionante, in particolare, l’inizio della salita del versante sud: una vertiginosa lingua d’asfalto letteralmente strappata alla montagna che in pochissimi chilometri fa compiere un balzo di oltre 700m (questa
foto rende un po’ l’idea).
54° posto: Grimselpass.
Preciso che il Grimselpass che occupa una delle ultime posizioni in classifica è il versante nord: quello di Gletsch (“famoso” nel forum per le serpentine di tornanti che fotografo ogni volta) quest’anno l’ho allungato fino all’Oberaarsee e (considerandolo un duemilametri a se stante) è molto più avanti, in classifica!
Difatti il versante nord, rispetto ai Passi svizzeri adiacenti, inizia in maniera un po’ anonima; il panorama di allarga e comincia a diventare interessante solo una volta raggiunta la prima diga. Certo: arrivati nella “regione dei laghi” che caratterizza il valico si pedala in un ambiente idilliaco e, nonostante il traffico a volte sostenuto, è impossibile non commuoversi davanti a tali bellezze della Natura.
Effettivamente di Passi ne ho scalati tanti, negli ultimi anni, ma un susseguirsi di laghi glaciali come quello in cima al Grimsel è veramente unico: da solo vale tutta la fatica della scalata! Se poi vi addentrate lungo i 6km che conducono all’Oberaarsee... ma questa è un’altra storia (che vi racconterò molto più avanti!)...
53° posto: Grande Dixence.
Una salita che lascia un po’ l’amaro in bocca: affrontare oltre 1500 m di dislivello, ed alcune rampe nel finale particolarmente ostiche, per trovarsi di fronte ad una delle dighe più alte del Mondo (la terza, per la precisione) e non poterla “scalare”... non può che lasciare l’amaro in bocca! Specie se si è a conoscenza dell’incredibile spettacolo di cui si gode dal perimetro della stessa!
Un vero peccato...
In ogni caso la salita merita le nostre fatiche, oltre che per la vertiginosa parete finale della diga (in ogni caso affascinante), sia per gli splendidi paesaggi attraversati negli ultimi chilometri (nonostante la valle sia strettissima, svariate vette imbiancate ci sovrastano e ci accompagnano silenziose) che per gli ampi panorami dei primi chilometri (innanzi tutto sul Vallese, quindi sull’incantevole Val d’Hérens dominata dalla piramide del Dent Blanche).
52° posto: Passo del Gavia.
Ecco il primo Mostro Sacro, tra le salite che hanno reso celebre il ciclismo, a cadere vittima delle mie continue scoperte geografiche.
Il mio primo duemilametri (3 agosto 2004), rimane uno ai quali sono maggiormente affezionato ma, complice un meteo non eccelso (mi va già bene che non abbia preso acqua al rientro...), quest’anno è difatti relegato nelle ultime posizioni della mia speciale classifica di preferenza.
Resta comunque una salita esaltante per svariati motivi: il “mitico” e duro tratto nel bosco (sterrato fino a pochi anni fa), la panoramica balconata prima della galleria, la galleria stessa (che ogni anno sembra sempre più buia), i paesaggi di altissima montagna che ci accompagnano nel finale, gli innumerevoli ghiacciai che si svelano innanzi a noi durante la velocissima discesa verso Bormio e – soprattutto – per l’aria di Grande Ciclismo che si respira percorrendolo!
Io oramai ne ho viste di tutti colori e l’anno prossimo andrò alla ricerca di vette nuove (quindi niente Gavia...), ma questa è senz’altro una Salita che non può mancare ad un vero salitomane!
51° posto: Vizanpass.
Prima di descrivere questo sconosciuto valico svizzero, mi pare doverosa una precisazione (perché seguendolo subito in classifica, sembrerebbe che considero il Vizanpass più bello del Gavia!): quest’anno ho preferito scalare il Vizan con traffico praticamente zero (due auto in 20km) ed una giornata meteo ideale, piuttosto che il Gavia (che già conoscevo e con un meteo non eccelso); tutto qui... Chiaramente il Gavia è millemila volte meglio!...
Ma torniamo alla descrizione del nostro piccolo e sconosciuto passo svizzero che, in verità, è una sorta di “valico–non–valico”, in quanto unisce in quota due vicini paesini della medesima vallata nell’Hinterrein infilandosi nel pertugio tra Piz Vizan e Piz d’Anarosa.
Il Passo ha la bella caratteristica di essere vietato alle auto, se non a quelle dei contadini che hanno appezzamenti di terreno lungo il suo percorso: siamo in un territorio decisamente votato all’agricoltura. Chiaramente l’assenza di traffico fa sì che l’asfalto (suppongo abbandonato a se stesso da molti anni) lasci a desiderare in diversi punti; questo, – unito al fatto che la sede stradale sia stretta come poche volte ho visto in vita mia, alle pendenze costantemente a due cifre ed all’attraversamento di un paio di brevi gallerie “claustrofobiche” – rende la salita e la discesa decisamente impegnative!
Dal punto di vista paesaggistico, pur mancando di vette degne di nota, la salita rimarrà senz’altro impressa nei vostri ricordi: il versante sud regala splendidi e privilegiati scorci sul lago di Sufers e la regione dello Spluga, mentre il versante nord è una balconata a strapiombo su Andeer e l’inizio della Via Mala; inoltre non manca il “classico” laghetto in cima.
Da segnalare che i 2km in vetta (per poche centinaia di metri il versante sud, ritratto nella foto, molto di più il nord) sono sterrati, seppur tranquillamente percorribili con la Specialissima.
Alla prossima!
Emiliano