HHHThegame
00venerdì 14 luglio 2006 03:30
Luci di riflettori erano puntate sul palcoscenico di quel teatro, applausi scroscianti rimbombavano nella enorme sala dove avevano luogo le rappresentazioni, 4 uomini sulla trentina d’anni si inchinavano e ringraziavano i presenti per gli elogi che stavano ricevendo.
D’un tratto tutto finì e le luci calarono.
Un lugubre venticello tirava in quel luogo chiuso e abbandonato da 3 anni ormai. Il vecchio teatro di Beaver nello Utah era un posto che di solito veniva scelto dai ragazzini per le prove di coraggio dopo una certa ora, anche del giorno, altrimenti veniva usato come alloggio per drogati, senza tetto e satanisti che nelle notti di luna piena davano libero sfogo ai loro riti sibillini.
Solo una cosa particolareggiava quel teatro: dalla sua chiusura due riflettori non furono mai più spenti. Accesi giorno e notte, il comune provò ad andare a ricercare l’origine del guasto, ma purtroppo non poterono ripararlo, infatti i cavi si interrompevano dietro una crepa, probabilmente irraggiungibile al giorno d’oggi, e dopo un restauro avvenuto nel ’94 non era nemmeno possibile tagliare questi cavi, essendo collegati all’impianto centrale, che in caso di corto circuito avrebbe causato un incendio mettendo a rischio la vita degli operai.
Frank e John erano due bambini coraggiosi, anche un po’ incoscienti a dire la verità, e sfidati dagli altri bambini della loro comitiva avevano deciso di girare quel tetro luogo.
F: John, ma sei sicuro di voler andare fino al palcoscenico? Non possiamo dire di esserci andati e fermarci qui?
J: hai paura? Senti, io voglio dimostrare a quei due di avere le palle, altrimenti ci prenderanno in giro per tutta la vita e diranno che siamo dei codardi!
F: John, è solo una prova di coraggio, domani già se ne saranno dimenticati!
J: se io porto le prove no!
Il ragazzino estrasse una macchina fotografica digitale, molto piccola, sicuramente faceva parte di una famiglia borghese potendosi permettere alla sua età una tale tecnologia. Frank deglutì, quindi decise di seguire il compagno, che conoscendo il luogo avendolo visto spesso in TV sapeva fare anche da guida. Dopo una camminata attraverso un impervio corridoio, rovinato da alcune macerie cadute dal soffitto, i due si trovarono dinanzi alla porta che conduceva alla platea. Frank tremava come una foglia, prima durante il suo cammino era addirittura caduto all’indietro spaventato da un topo apparso all’improvviso, john invece ostentava una falsa sicurezza, anche se molto probabilmente dentro di se era più spaventato dell’amico.
J: uff, che fatica, siamo arrivati… pronto al grande momento?
F: ma John, sono solo dei sassi caduti sul palcoscenico, e se ci succede qualcosa? Dai torniamo indietro, io ho paura!
J: ora non può più succederci nulla, avanti entriamo!
I bambini attraversarono la tenda, e gli si parò uno spettacolo piuttosto inusuale di fronte. Infatti, la sala degli spettacoli era ancora in perfetto ordine, inoltre due riflettori illuminavano il palcoscenico mostrando una stonatura che però in un primo momento passò inosservata di fronte gli occhi dei due inaspettati visitatori.
Hello!
Frank e John si girarono verso il palcoscenico, un uomo era seduto su uno sgabello, era a torso nudo, con delle catene attorciate tutte intorno alle sue braccia, un grande cappello gli copriva il volto che lasciava intravedere solo un sorriso che non prometteva nulla di buono.
I bambini iniziarono a tremare, volevano scappare ma purtroppo per loro il panico gli bloccava le gambe, lasciandoli lì.
Fermi.
Immobili.
Terrorizzati.
D’un tratto tutto finì e le luci calarono.
Per poi riaccendersi di colpo.
“Welcome to the Fable’s World!”
Uno scatto partì dalla macchinetta digitale del bimbo, il flash diede fastidio agli occhi dell’improvvisato showman, che comunque continuo il suo discorso.
“Ai miei spettatori odierni racconterò una favola. In fondo, da quel che vedo, sono pur sempre dall’animo puro e candido, non necessitano di punizioni come gli ultimi visitatori di questo luogo, che sono stati redenti!
A voi piacciono le favole vero?”
John indietreggiò di un passo, finendo seduto su una delle poltrone presenti, Frank invece si limitò ad annuire mostrando una finta sicurezza per il terrore che stava provando.
“Ottimo, allora posso cominciare il mio racconto!
Come voi ben saprete, tutte le favole cominciano con un ‘C’era una volta’, ma questa non è una novella che segue i criteri canonici, perciò sapete come inizia? Inizia con ‘C’è ancora, forse deve nascere ma chi lo sa se è mai nato’, e lo sapete perchè? Beh, perché la storia parla di un moralizzatore, un uomo che esiste ma che per lo stato è morto anni fa, un uomo che… ma cosa sto dicendo… insomma, voi mi paragonereste ad un uomo? Un essere abbietto come me, che passa il suo tempo a raccontare storie a sconosciuti che lo ascoltano solo perché lo ritengono pazzo ed hanno paura possa fargli del male? Orsù, rispondete!”
J: signore, lei è il miglior uomo che si possa incontrare, signorsì!
Frank guardò il suo amico, lui non riusciva a proferire parola ma era sicuro che l’affermazione di John probabilmente aveva salvato entrambi da quello psicopatico.
“Bene, benissimo, vi pensavo esseri puri invece siete meschini e millantatori come tutti coloro che incontrò per le strade! Ottimo, vorrà dire che la storia prenderà una via imprevista!
Questa storia parla di un uomo, forse mai esistito realmente, ma che molta gente può giurare di aver incontrato, che grazie alla forza della giustizia delle sue parole, riusciva a manipolare menti altrui!
Ora vi chiederete: come faceva costui a imporre così facilmente le sue opinioni?
Semplice, aveva tre grandi amici che lo sostenevano in ogni sua decisione ed imposizione!
I loro nomi erano Hansel, Gretel e Simenon!”
I due rimasero stupiti al pronunciare di tali nomi, non conoscevano infatti Simenon, e contemporaneamente si chiedevano di come Hansel e Gretel, personaggi di una nota fiaba, potessero aiutare il protagonista della fiaba, che avevano capito essere lo stesso cappellaio matto.
Fable notò un certo indugio nei loro sguardi, come se non riuscissero a seguire la sua fiaba, forse narrata in modo troppo complesso per le loro giovini menti. L’espressione di Chris cambiò in un secondo, divenne molto più serio, agitò dunque in modo molto scomposto le sue braccia, roteando su se stesso in modo da far scivolare le sue catene, causando una sorta di vortice che miracolosamente non causò alcun danno John e Frank.
Con un po’ di fiatone Fable si fermò, e si rimise ad osservare i due pargoli più spauriti che mai, prima di riprendere a favellare la sua fiaba.
“Loro sono le mie Hansel e Gretel!
Con loro fustigo e redimo!
Con loro ferisco e uccido!
Con loro purifico , con loro devasto, con loro guarisco le malate menti e con loro metto fine alle inutili esistenze!”
Con un rapido movimento delle braccia egli arrotolò le catene nuovamente alle sue braccia, quindi dai pantaloni estrasse il suo flauto per suonare una dolce melodia. Sembrava però non avere un filo logico, passava infatti da parti ritmate a parti più armoniose, decisamente meglio ascoltabili. I bambini sembravano estasiati da quella melodia, le loro bocche si spalancarono, sembravano come due neonati che guardavano per la prima volta la televisione. Chris si accorse che oramai pendevano dalle sue labbra e dalle sue note, si sentì come il pifferaio magico in quel momento, che per vendetta, quando non ricevette il suo compenso, racchiuse tutti i bambini di Hamelin nella montagna situata dalla parte opposta rispetto al porto . Lui in quel momento era proprio come lui, dalle sue note dipendeva l’esistenza di quei due audaci visitatori. Avrebbe potuto ucciderli già appena li vide, ma voleva sperimentare le sue tattiche mentali per vedere se era in grado di manipolare menti come gli eroi delle sue fiabe.
"O bimbi, il mondo non è che una grande credenza.. voi non ne siete altro che il vino buono che vi è contenuto all’interno… crescendo potreste esser in grado si di acquisire un aroma migliore, sia di peggiorare.
Non tutti però rispettano la vostra crescita, e può capitare che aprano la bottiglia rovinandola quando gli acini con cui era stato prodotto quel vino erano ancora acerbi.
Voi oggi avete trovato colui che sarà il vostro protettore, ogni qualvolta voi avrete un problema entrate in codesto ameno luogo, non abbiate timore, sarete miei protetti, e chiunque oserà toccarvi subirà la mia ira che sarà tanto maggiore quanto sarà grave il reato commesso.
Non abbiate timore di crescere secondo la retta via della moralità.
Piuttosto, ricordate che potrete sempre dire e fare ciò che vorrete, ma non meravigliatevi se poi questo vi porterà alla morte.
Oggi ad esempio il vostro essere fanciullesco vi ha salvato, ma in futuro non potrebbe andarci altrettanto bene.
E ora, detto ciò, mi congedo."
Luci di riflettori erano puntate sul palcoscenico di quel teatro, applausi scroscianti rimbombavano nella enorme sala dove avevano luogo le rappresentazioni, un uomo sui 25 anni si inchinava e ringraziava i presenti per gli elogi che stavano ricevendo.
Poi sparì.
D’un tratto tutto finì e le luci calarono.
E stavolta per sempre in quel funereo teatro.