La mente "problematica" dell’anziano

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vanni-merlin
00domenica 18 novembre 2007 00:33
La mente "problematica" dell’anziano


ROSALBA MICELI

Invecchiare non è facile ed è pur sempre una incognita. Se a volte la plasticità cerebrale può minimizzare gli effetti del tempo, in altri casi, più facilmente negli over settanta, la vecchiaia somiglia ad una “leggera ubriacatura” che altera le funzioni cognitive ed affettive, come la memoria, l’apprendimento, il controllo degli stati emotivi, la resistenza allo stress. Al pari di una ubriacatura, la perdita del controllo e dell’inibizione può mettere in luce pensieri e comportamenti apparentemente incomprensibili, non intenzionali, che finora non si erano manifestati, o erano presenti impercettibilmente, in quella zona grigia al limite tra la normalità e la patologia. Uno studio approfondito sui comportamenti “problematici” che possono accompagnare l’età avanzata, è stato pubblicato dallo psicologo australiano Bill von Hippel sul numero di ottobre della rivista Current Directions in Psychological Science.

Con il progredire dell’età, anche il cervello invecchia, come tutti i tessuti del corpo. Il problema maggiore è l’atrofia cerebrale (riduzione della massa e del volume cerebrale) dovuta alla perdita progressiva di acqua, l’espandersi dei ventricoli e dei solchi e la perdita irregolare di cellule in alcune regioni. Le ricerche di von Hippel mettono in relazione il problema comportamentale emergente nell’anziano con il declino cerebrale, poiché l’invecchiamento è associato ad una progressiva atrofia dei lobi frontali, sede delle funzioni “esecutive” come pianificare e controllare pensieri e comportamenti.

L’appannarsi delle funzioni esecutive, in particolare la perdita dell’inibizione, può predisporre certi individui a manifestare pensieri stereotipati, pregiudizi sociali e razziali, comportamenti socialmente inappropriati, ad esempio, eccessiva invadenza nella vita privata altrui, insistenza su particolari insignificanti, e perfino condurre al gioco d’azzardo. Il rimuginare ossessivo e quasi automatico - a ciclo chiuso - su pensieri e propositi, aumenta il rischio di depressione.

Prendiamo qualche caso in esame. Maria M. è una donna benestante che ha condotto una vita semplice, dedita alle pratiche religiose, senza mostrare un morboso attaccamento al denaro. Ad ottantacinque anni, rimasta sola con un figlio ultracinquantenne, accudita da badanti di varia nazionalità, è irriconoscibile: un fragile despota che comanda senza sosta la sua piccola corte, passa facilmente dal riso al pianto e teme di essere derubato del conto in banca, anche dal figlio.

Invece Mario S. non tollera i giovani drogati. Medico in pensione, sempre composto, scrupoloso ed attento nell’esercizio della professione, da quando ha superato gli ottanta anni, si agita (mettendo a rischio la pressione) alla semplice vista di una sigaretta. Sostiene di conoscere un metodo infallibile e definitivo per combattere la dipendenza dal fumo (eventualmente applicabile ad altre forme di dipendenza): basta chiudere il fumatore in una stanza e lasciarlo in compagnia delle sole sigarette, fin quando non smette di fumare. Bizzarrie senili, reminiscenze della rigida disciplina sperimentata in giovinezza? Inconsapevole razzismo? La casistica è infinita. Forse i casi più eclatanti e commoventi sono quelli di anziani, anche malati di Alzheimer, che al limitare della vita scoprono il puro e semplice piacere di divertirsi o la voglia di innamorarsi, ribaltando regole e convenzioni sociali.

Le ricerche condotte dal gruppo australiano presso l’Università del Queensland mostrano che i problemi dell’anziano si esacerbano nel pomeriggio, ipotizzando un rapporto stretto tra funzioni esecutive e ritmi circadiani. Von Hippel suggerisce che programmare le attività sociali significative di mattina - quando si è mentalmente più svegli - sia un buon metodo per tenere sotto controllo la situazione. La perdita di inibizione con i pensieri ed i comportamenti che ne conseguono è qualcosa che può stupire chi ha conosciuto l’anziano da giovane o anche da adulto nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali e, se ne è consapevole, pur a sprazzi, stupisce e disorienta l’anziano stesso. In fondo non c’è da meravigliarsi: la mente dell’anziano è più vulnerabile, come un pendolo che oscilla tra il bisogno di autonomia e il bisogno di protezione…




da: www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/grubrica.asp?ID_blog=48&ID_articolo=93&ID_sezione=71&sezione=Galas...

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