Lettera di Dini sulle liberalizzazioni

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-Giona-
00martedì 30 ottobre 2007 10:24
www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/10_Ottobre/30/dini_liberalizzazioni_interven...

LIBERALIZZAZIONI
La delusione riformista

Caro Direttore, la bella inchiesta di Sergio Rizzo sulla prima fase delle cosiddette liberalizzazioni mi induce a svolgere alcune riflessioni in materia. Sin dalla ormai «famigerata» prima «lenzuolata» Bersani, ho ritenuto essere mio dovere di liberal democratico seguire, marcare e controllare il cammino di quello che veniva presentato come un progetto a largo raggio del governo di centro-sinistra.

Accolsi infatti con simpatia e con attenzione i primi tentativi del ministro Bersani, pur sottolineando che agivano solo su microsettori che avevano ben scarso rilievo per il sistema economico italiano. Così è stato anche per la seconda «lenzuolata », che allargava un po' lo spettro di intervento, ma che configurava più azioni di semplificazione (burocratica) che vere azioni di liberalizzazione. Ciononostante, il cammino dei provvedimenti in Parlamento fu un sentiero a ostacoli, tale da ridurne il pur limitato impatto liberalizzatore originario. Ora, nonostante l'apprezzabile impegno del Ministro Bersani, la terza «lenzuolata», che pur ancora non giunge a intaccare i veri nodi dello statalismo e del corporativismo, giace in Parlamento.Ma c'è una cartina di tornasole ancora più significativa dello scarsissimo peso dell'impronta liberal democratica nella coalizione di governo (e a dire il vero anche in parti cospicue dell'opposizione).

Parlo del destino della liberalizzazione nei servizi pubblici locali, quella sì idonea ad agire in un ambito cruciale per il sistema socio economico. Nonostante le buone intenzioni e le declamazioni del Ministro Lanzillotta, tale riforma, come ho rilevato più volte, è stata sostanzialmente snaturata (in modo da perdere la sua essenza di liberalizzazione), grazie alle mediazioni in Senato (dove ancora giace) con la sinistra antagonista, ma non solo con essa. Analogo è il discorso per la riforma degli ordini professionali che, pur limitata e in parte snaturata giace da tempo alla Camera. Ho dovuto pertanto constatare che le declamazioni provenienti dalla sinistra riformista sull'esigenza di procedere nelle liberalizzazioni, tali erano e sostanzialmente tali sono rimaste. Per venire a fatti più recenti, sulla base dei resoconti di stampa mi sembra di aver colto che Veltroni nel discorso di Milano ha posto sì una certa enfasi sull'esigenza di affermare nella società il principio del merito, ma ben minore enfasi sulla questione delle liberalizzazioni, nonostante merito e liberalizzazioni siano due concetti che necessariamente debbono procedere insieme.

Anche per queste ragioni è maturata la mia scelta di fondare il movimento dei liberal democratici, sulla base di un Manifesto che pone al centro proprio la questione delle liberalizzazioni, perché, come recita tale documento, «in generale è necessario un maggior ricorso al mercato e ai prezzi e un minore ricorso a concessioni, licenze e divieti. Cioè più libertà per tutti, più responsabilità, anche economica, per ciascuno». Mi sembra questo il solo modo per aggredire la matassa fatta di lobbies di settore, corporazioni, categorialismi che pesa sulla società italiana. Adottare vere politiche liberal-democratiche significa infatti dare attuazione congiuntamente ai principi del mercato, della concorrenza, del merito, della responsabilità. E' proprio in assenza di congrue attuazioni di tali principi che il nostro sistema politico istituzionale è regolarmente incapace di assumere decisioni: dalla Tav ai rigassificatori, dagli inceneritori al nucleare di nuova generazione, ecc.Come ha scritto più volte il Professor Giavazzi su queste colonne, vincolismi, divieti, licenze, concessioni sono oggi l'esatto opposto di una seria economia di mercato. E, aggiungo io, senza iniezioni massicce di dosi di liberal-democrazia nel nostro sistema politico, la società italiana si attorciglierà sempre più a difesa degli iperprotetti, degli ipergarantiti, delle tantissime rendite di posizione, chiudendo regolarmente i varchi a molti operatori che competono sul mercato e soprattutto alle giovani generazioni.

Lamberto Dini
leader Liberaldemocratici


30 ottobre 2007
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