Memorie dal sottosuolo da Fedor Dostoevskij

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vanni-merlin
00domenica 14 gennaio 2007 16:44
Al Teatro Carignano - Torino

Memorie dal sottosuolo
da Fedor Dostoevskij


Se Dio non esiste, allora tutto è permesso. Grazie a questa folgorante intuizione, che scaraventa l’uomo nella voragine della responsabilità, Dostoevskij tratteggia la pesante solitudine dei suoi personaggi.
Sembra tenerne il giusto conto Gabriele Lavia nel suo adattamento delle “Memorie dal sottosuolo”: “per sottosuolo - spiega il regista - Dostoevskij intende proprio questa particolare condizione umana: la condizione dell’uomo solo, escluso dal consorzio umano e ripiegato su se stesso.
La solitudine è la sua malattia ed essa porta con sé l’indifferenza, l’astio, il livore, l’odio nei confronti di tutti gli altri. Sono questi sentimenti che fanno del “sottosuolo” il vero inferno sulla terra, inferno alle cui pene i dannati si sottomettono come per una oscena fatalità e con un senso chiaro e vivissimo della propria colpa, trascinati da una assurda esaltazione. questo mio “adattamento” per il palcoscenico si fonda sull’ultimo episodio con cui si chiudono le Memorie dal sottosuolo”.
Si tratta dell’incontro tra il protagonista e la prostituta, il momento nel quale la furia proiettiva delle umiliazioni subite si sfoga sulla donna. “E’ un episodio emblematico – aggiunge Lavia nelle sue note di regia -, una specie di metamorfosi dello stato in cui versa il protagonista che va incontro a un avvenimento di fondamentale importanza: l’appuntamento con la “donna di tutti”. In questa “ultima scena” ho cercato di introdurre le confessioni che fanno impietosamente luce sugli angoli più bui e sudici del “sottosuolo” del protagonista e che occupano la prima parte nel racconto di Dostoevskij. L’incontro fra l’uomo e questa giovane donna è fallito in partenza per il muro di disprezzo che egli mette tra sé e la “donnaccia”. Dall’immaginario dell’uomo emerge infatti una fantasia distruttrice e vendicativa che fa della creatura che gli sta davanti il capro espiatorio delle proprie umiliazioni: diventa l’oggetto su cui scagliarsi con tale crudeltà da ferirla profondamente e macchiarsi di una colpa insanabile. ‘Mi avevano umiliato per tutta la vita, e anch’io ho voluto umiliare”. Ecco che il vortice della solitudine umana si compie.

Memorie dal sottosuolo
da Fedor Dostoevskij
adattamento e regia Gabriele Lavia
con Gabriele Lavia, Pietro Biondi, Euridice Axen

Al Teatro Carignano
Fino al 21 gennaio
Info: www.teatrostabiletorino.it



da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/cartellone_teatro.shtml?uuid=98e3e022-46f8-11db-a66a-00000e251029&DocRulesVie...

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