News 2 del 17.08.07
17 agosto 2007
Aviaria, il virus arriva a Savona
Ferruccio Sansa
«Sono stati trovati tre germani morti a Savona». La notizia arriva da Giovanni Rivò, responsabile del dipartimento di veterinaria della provincia di Imperia. Dopo i 70 uccelli morti nei giorni scorsi alla foce del fiume Impero e le decine trovate nelle zone circostanti, l’aviaria H7 (il ceppo che, è bene ricordarlo, non può contagiare l’uomo) si starebbe diffondendo anche in altre zone della Liguria. E subito sono stati disposti esami: i resti degli animali appena trovati saranno controllati dall’Istituto Zooprofilattico di Torino, così come era avvenuto per quelli degli uccelli morti a Imperia (i risultati degli accertamenti saranno resi noti oggi). Intanto i principali organismi scientifici che si occupano del virus dell’aviaria e della diffusione di epidemie attraverso gli animali stanno tenendo sotto controllo la situazione. Il rischio è grande: gli uccelli ammalati in Liguria potrebbero diffondere la malattia negli allevamenti di pollame.
NESSUN RISCHIO PER GLI UOMINI «No, non c’è nessunissimo pericolo per gli uomini», garantisce il professor Vittorio Guberti, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fauna Selvatica. Insomma, non si tratta della temuta aviaria N5H1 che tra giugno e luglio ha ucciso decine di migliaia di uccelli anche in Europa: 33.552 animali, per l’esattezza. Quasi tutti nella Repubblica Ceca, ma anche qualche decina di esemplari in Francia, Germania, Gran Bretagna e Turchia. Soltanto il virus N5H1 può mutare e, in casi rarissimi, infettare gli esseri umani provocandone anche la morte. Racconta Guberti: «Adesso bisogna attendere i risultati delle analisi. Se fosse confermato che gli animali sono morti per l’H7, allora bisognerebbe prendere ogni precauzione per evitare che il virus si diffonda». La legge è severa, molto severa, in proposito: tra l’altro, c’è l’obbligo di recintare le strutture e di abbattere tutti gli uccelli se si registrano casi di aviaria all’interno di un allevamento.
LA MIGRAZIONE - Ma com’è arrivata l’aviaria fino in Liguria? «Colpa degli uccelli serbatoio», sostiene Guberti. In pratica: «Germani, cigni e anatre migrano dalla Siberia, poi, dopo essere arrivati in Scandinavia, scendono in Italia passando sopra la Germania. La migrazione comincia in agosto», spiega Guberti. E aggiunge: «I primi ad arrivare sono i maschi adulti che se ne vanno subito dopo aver fecondato le femmine. Uomini e animali evidentemente talvolta non sono poi così diversi. A settembre poi arriveranno le femmine, che dopo aver nutrito i piccoli li lasciano in Siberia. Gli ultimi a raggiungere l’Italia, a novembre, saranno proprio i nuovi nati che aspettano finché le temperature in Russia non diventano troppo rigide». I primi esemplari, maschi adulti, sono comparsi alla foce del fiume Impero due settimane fa: «Gli abitanti della zona ci hanno avvertito che erano stati notati animali morti o agonizzanti», raccontano gli esperti della Asl. E spiegano: «Nei primi giorni abbiamo trovato fino a dieci uccelli morti ogni giorno. Nelle ultime ore per fortuna il fenomeno sembra in calo, ma è comparso a Savona».
IL CONTAGIO - «La trasmissione dell’aviaria H7 dagli uccelli migratori a quelli di allevamento non è facile e avviene spesso per colpa dell’uomo», racconta Igino Andrighetto, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Il centro di Padova è il punto di riferimento in Italia per lo studio dell’aviaria e per il monitoraggio dei casi registrati nel nostro Paese. Ma allora come avviene la trasmissione del virus? «Essenzialmente attraverso le feci. L’aviaria si trasmette rapidamente tra migratori che poi entrano in contatto con i polli ruspanti, quelli che vivono all’aperto. Poi... poi arriva l’uomo che magari calpesta la terra dove si trova il virus e la porta dentro un allevamento, la trasporta da un allevamento a un altro».
ALLARME PER GLI ALLEVAMENTI - Pollame a rischio, quindi. E sono guai seri, soprattutto in Italia. Basti pensare che nel nostro Paese i polli sono circa 600 milioni (dieci per ogni abitante), mentre i tacchini raggiungono quota 50 milioni. Gli allevamenti sono concentrati soprattutto in Veneto ed Emilia Romagna. Ma anche in Liguria - e nella zona di Imperia - ci sono strutture importanti. Ci sono rischi per l’avicoltura? «Bisogna prendere precauzioni immediate. Così si riesce a evitare ogni contaminazione degli allevamenti e qualsiasi trasmissione da una struttura a un’altra», sostiene Andrighetto. E assicura: «In Italia i controlli sono molto seri. In un anno vengono prelevati campioni da circa 600mila volatili. Negli ultimi mesi non è stato rilevato alcun caso di N5H1». Discorso diverso per l’H7, il virus di Imperia (e, pare, di Savona). Certo è che in pochi altri casi sono stati rinvenuti addirittura dieci animali morti al giorno. Insomma, quei germani morti a Imperia hanno messo in agitazione il mondo degli allevatori che ancora si ricordano di quando, anni fa, l’allarme aviaria portò a uccidere per precauzione 15 milioni di animali. Oscar Berlanda, consigliere dell’Una (Unione Nazionale dell’Avicoltura), non ha dubbi: «Non bisogna dormirci sopra. Devono essere prese subito tutte le precauzioni possibili, perché i rischi sono grandi. Ma ricordiamoci che l’aviaria esiste da sempre. Quarant’anni fa i contadini la chiamavano “La peste”».
CANARINI AL SICURO - «L’aviaria H7 può contagiare soltanto gli uccelli», garantisce il professor Vittorio Guberti. Polli e tacchini, soprattutto. Ma a Imperia sarebbero stati contagiati anche un piccione e due gabbiani. «Quello dell’aviaria - spiega il ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fauna Selvatica - è un virus che prolifera vicino all’acqua, quindi colpisce soprattutto germani, anatre e cigni. Gli altri uccelli sono quasi esenti da rischi. Certo, in teoria anche passeri, piccioni e canarini possono essere colpiti, ma i proprietari di uccellini domestici possono stare tranquilli, i loro animali non corrono alcun rischio. E nemmeno uccelli rari, come le aquile, sono minacciati perché vivono lontano dall’acqua».