Psicologie e scienze cognitive

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francocoladarci
00domenica 27 settembre 2009 08:59
Il cervello magico
Tratto da " Le Scienze"

L'illusionismo non si basa solo sugli effetti speciali, ma anche su precisi meccanismi visivi e cognitivi. E sulla capacità dei prestigiatori di manipolare l'attenzione del pubblico. Dalla singolare alleanza tra ricercatori e maghi è nata una nuova disciplina, la neuromagia. Di Chiara Palmerini
Il prestigiatore inizia il suo gioco. Prende una moneta con la mano destra, la posa nella sinistra. Chiude il pugno e dice agli spettatori: «State attenti». «No, voi non siete attenti», ammonisce. Riprende la moneta nella mano destra, la trasferisce nella sinistra, chiude il pugno. Un, due, tre, lo riapre. E la moneta non c'è più. Come ha fatto a farla sparire? Un semplice giochetto da salotto, assicurano i manuali. Mentre la prima volta il prestigiatore ha realmente trasferito la moneta dalla mano destra alla sinistra, la seconda volta ha solo finto il passaggio, mimando il gesto e chiudendo il pugno sinistro come per riceverla. La moneta è stata invece «impalmata», come si dice nel gergo dei giochi di magia, nascosta nel palmo della mano. Da lì, mentre l'attenzione del pubblico era puntata sul pugno sinistro chiuso, e sul tentativo di scoprire dove il mago avrebbe fatto sparire la moneta, è finita nella tasca della giacca del prestigiatore. Ma a ingannare lo spettatore è stato il cervello, più dei suoi occhi.
Le ricerche ormai famose di Benjamin Libet negli anni ottanta hanno dimostrato che passa circa un decimo di secondo tra l'elaborazione di un'informazione da parte del cervello e la sua percezione da parte della coscienza. Ma vivere un decimo di secondo nel passato può essere molto rischioso, per cui il nostro cervello funziona «predicendo il presente», vale a dire ipotizzando in modo automatico quale sarà il risultato di uno stimolo di cui non siamo ancora coscienti, come la visione dell'effettivo passaggio della moneta. Probabilmente, da un punto di vista psicologico gioca una parte importante in questo trucco un altro meccanismo tipico della mente umana: la difficoltà di sbarazzarsi di una soluzione per formarne una alternativa una volta che l'abbiamo formulata, il cosiddetto «effetto Einstellung». Il tutto condito da una magistrale capacità di sedurre chi guarda. Come afferma Aldo Savoldello, in arte Silvan, «l'arte del prestigiatore è dire ciò che non fa, fare ciò che non dice e pensare a cose diverse da quelle che fa e dice».
(21 Settembre 2009)

Franco
francocoladarci
00domenica 27 settembre 2009 09:12
Pensiero in movimento
Tratto da le "Scienze"

Percepire il movimento ci pare una cosa naturale, eppure è un fenomeno molto complicato, reso possibile dalla capacità del cervello di formulare in continuazione nuove ipotesi sul mondo che ci circonda. Di Pascal Wallisch
Nell'entusiasmo per la conoscenza sul cervello c'è un evidente paradosso: più cose sappiamo su un argomento, meno questo risveglia il nostro interesse. Per esempio, la percezione del movimento suscita raramente un seguito fra i profani, a differenza dei segreti del libero arbitrio o dei neuroni specchio. Eppure questa facoltà cognitiva ci ha svelato gli elementi fondamentali della mente come nessun'altra.
La nostra elevata sensibilità per il movimento rivela che il cervello non si limita ad analizzare gli stimoli sensoriali secondo uno schema diretto, ma crea la nostra visione del mondo con grande creatività e formula molte ipotesi elementari.
La parola chiave «vedere» evoca spontaneamente in noi forme o colori, non necessariamente il movimento. Possiamo considerarla una dimensione fondamentale degli stimoli sensoriali? Oppure si limita a osservare il cambiamento di posizione degli oggetti nel tempo?

(21 Settembre 2009)

Franco

Nota personale sui neuroni a specchio.

I neuroni a specchio sono delle particolari cellule neuroniche che fanno imitare le azioni degli altri, in merito ad esempio dello sbadiglio, quando una persona che si trova d'avanti a noi sbadiglia, incosciamente sbadigliamo anche noi, perchè questi neuroni a specchio ci fanno compiere la stessa identica azione come se la medesima fosse partita da noi, cosi come il tamburellare delle dita
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