Re: Re:
Scritto da: El Gab 25/11/2005 23.01
Mi trovo un po' in disaccordo...
a 13-14 anni gli interessi di un'adolescente sono vari e spesso fumosi.
Dipende dall'educazione ricevuta. Ognuno di noi ha un'intelligenza innata verso qualcosa che, se seguita nella giusta maniera, porta ad eccellere in quel settore. Ma ovviamente deve essere identificata, allenata, seguita e perseguita. Altrimenti tanto vale.
Mi spiego. Se un ragazzino eccelle in italiano sia alle elementari che alle medie non è assolutamente detto che poi alle superiori debba scegliere il classico!
Infatti, io ho scelto il linguistico :D Sia alle elementari che alle medie ho avuto voti altissimi in italiano e in inglese, il primo anno di superiori ho scelto ragioneria, da cui mi sono ritirata a marzo per "incompatibilità di carattere" :)
Io sono sempre andato bene a Matematica e un po' meno a italiano e ho deciso di scegliere uno scientifico tecnologico dove la situazione si è completamente invertita! Ho fatto schifo a matematica e bene a italiano e questo per fortuna grazie a una brava professoressa di italiano e a una caprona che pretendeva di insegnare la matematica.
Ecco, quindi il ruolo dell'educatore è fondamentale.
Direi che la prima modifica da apporre al nostro sistema scolastico (di tutti e 3 i cicli) sia il corpo docente, che dev'essere qualificatissimo. Dev'essere in grado sia di identificare talenti e lacune di ciascun allievo, basando il percorso formativo sullo sviluppo delle prime e la colmazione (è giusto colmazione?) delle seconde, ma senza insistenza, sia di trasmettere soprattutto la passione per la cultura, cosa che gli insegnanti raramente fanno, perchè nozionismo e cultura sono due cose ben diverse. Se un insegnante, per fare un esempio, sa rendere le sue lezioni interessanti, gli allievi lo seguiranno senz'altro più volentieri. Penso che a tutti sia capitato un professore in gamba che lavorava per trasmettere conoscenza e uno che lavorava per lo stipendio.
A 13-14 anni un ragazzino non ha la più pallida idea di cosa scegliere! e porgli davanti 7-8 tipi diversi di scuola (in gran parte settoriali) pota pesantemente la sua libertà di scelta!
La riorganizzazione dei "cicli" è senz'altro una cosa da sistemare. La scelta di una "specializzazione" andrebbe fatta più verso i 16-17 anni che verso i 14. Diciamo che fino ai 15 anni (l'attuale biennio della scuola superiore) gli insegnamenti dovrebbero essere parificati tenendo conto però sia delle differenze tra ragazzo e ragazzo e delle loro predisposizioni, sia della base culturale generale di cui tutti hanno bisogno sia della qualificazione degli insegnanti.
Ciò non significa "scuola dell'obbligo" e scuola "non dell'obbligo", provando a schematizzare dovrebbe uscire una cosa del genere:
1) scuola elementare 6-10 anni: nozionismo, allenamento mnemonico, tecniche di apprendimento e base culturale;
2) scuola media inferiore 11-15 anni: nozionismo, tecniche di apprendimento, ampliamento e approfondimento della base culturale;
3) scuola media superiore 16-18/19 anni: specializzazione culturale in base agli interessi e alle predisposizioni del ragazzo.
E' ovvio che bisognerebbe rivoluzionare soprattutto il metodo di insegnamento, andando ad incidere in special modo sulle conoscenze pedagogiche dell'insegnante, che a mio modo di vedere sono fondamentali. Bisognerebbe portare delle teorie psicologiche che vengono ancora osteggiate ma che negli Stati Uniti, messe in pratica, stanno sortendo degli effetti sorprendenti. Ma insisto sul fatto che la qualificazione del corpo insegnanti dev'essere alla base di tutto il processo. Chi vuole fare l'insegnante perchè non sa che altro fare nella vita dovrebbe essere messo al bando. E dovrebbero anche essere intensificati i programmi di orientamento e i test attitudinali.