Sacerdozio femminile: chiesa anglicana, lo spettro dello scisma

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00martedì 2 giugno 2009 01:46
Sacerdozio femminile: chiesa anglicana, lo spettro dello scisma
Ha lottato per un decennio per vedere una donna ordinata vescovo. Un sogno realizzato in una notte di mezza estate nell’antica York, dove si è riunito il Sinodo Generale. Un incubo per gli altri, per i Tradizionalisti, che ora minacciano lo scisma. Dopo lo storico voto dell’altra sera, Christina Rees, portavoce di Watch, Women and the Church, un’organizzazione nata 14 anni fa per promuovere il sacerdozio femminile, commossa, ha festeggiato. Ma la Chiesa Anglicana è entrata in una nuova fase di tensione. L’ala più conservatrice potrebbe lasciare, come era parzialmente avvenuto nel 1994, quando venne ordinata la prima donna-prete. Un’emorragia che potrebbe fare approdare alcune centinaia di sacerdoti, tra cui anche una decina di vescovi, e diverse migliaia di fedeli alla sponda “papista”: potrebbe indurli ad abbracciare la Chiesa di Roma.

“Dare il via libera alle donne-vescovo è stata una decisione saggia dopo che tre anni fa è arrivato il primo nulla osta” dice Christina Rees. “Attualmente sono circa 3000 i prelati donne. E molte di loro hanno tutte le qualità necessarie per diventare vescovi. La decisione del Sinodo ha eliminato una discriminazione esistente da tempo. Erano considerate religiose di serie B perché erano escluse dai livelli più alti della nostra Comunità. Questa mancanza è stata colmata. E ora verranno valutate per le loro capacità e non per il loro sesso”.
Per i Tradizionalisti, queste parole, sono eretiche. A York hanno dato battaglia, ma il risultato finale non li ha premiati. Due terzi dell’Assemblea ha votato a favore della clamorosa novità. L’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha tentato una mediazione.

Durante la riunione era emersa la possibilità che le parrocchie ostili alle donne-pastore (di anime) fossero autorizzate a fare riferimento ad un ’super-vescovo’ di sesso maschile ma quest’ipotesi di compromesso è stata bocciata. Williams allora ha cercato di rassicurare i conservatori, promettendo loro dei non meglio precisati “aggiustamenti” alla scelta fatta. “Il Primate vuole l’unità della nostra Chiesa” commenta l’attivista di Watch. “E per questo è disposto anche a dare garanzie ai Tradizionalisti che chi vorrà, riceverà i sacramenti esclusivamente dai sacerdoti maschi”. Queste assicurazioni, insieme alle procedure per l’ordinazione delle donne, verranno presentate sotto forma di norme nel prossimo Sinodo Generale. “Solo dopo la loro approvazione, inizieranno a esserci le prime nomine”.

Christina Rees è convinta che la maggior parte dei fedeli anglicani è felice di quello che è successo a York. “Non credo ad un esodo di massa, come dicono alcuni. Non credo alle minacce avanzate da numerosi sacerdoti”. Nessun dubbio, nonostante alcuni giorni fa, sia emerso che nell’ultimo mese siano state aperte trattative tra un gruppo di anglicani e il Vaticano per una loro adesione alla Chiesa Cattolica. Il rischio scissione sarebbe però più esteso. Una decina di giorni fa, si sono riuniti a Gerusalemme circa 300 vescovi anglicani tradizionalisti. Provenivano dalle varie chiese nazionali, presenti nelle ex colonie britanniche. Hanno minacciato di non riconoscere più l’autorità dell’Arcivescovo di Canterbury, perché, considerato succube dell’ala liberal. Prima della prossima assemblea sinodale, fissata per il prossimo febbraio, molto di loro avranno già abbandonato la Chiesa d’Inghilterra. Tra sette mesi, invece, Christina Rees vedrà il frutto del suo lungo impegno. Il movimento per le donne-sacerdote è nato in Gran Bretagna all’inizio degli anni’70. Nel 1975, il Sinodo Generale stabilì che non c’erano barriere teologiche all’ordinazione femminile. Ma soltanto nel 1992, l’assemblea della Chiesa d’Inghilterra votò un documento che permetteva alle donne di salire sugli altari.
Due anni dopo, il primo sacerdote. A quando un Primate donna?




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