Sandro Penna

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vanni-merlin
00giovedì 23 novembre 2006 23:13
Sandro Penna


a cura di Daniela Manzini

Nacque a Perugia nel 1906. Diplomatosi in ragioneria, all'iniziò lavorò come contabile o ragioniere. E' difficile ricavare certezze sulle notizie che egli stesso diede di sé, poiché nel raccontarsi egli è vago e discontinuo, pare che voglia sottrarsi alla delineazione dei suoi fatti privati, o forse mitologizzarsi. "...cronistico ed evasivo..." lo definisce G. Debenedetti In Poesia italiana del Novecento (Garzanti). Di certo si sa che per qualche tempo fu commesso in una libreria di Milano, impiego che gli fu procurato da Sergio Solmi. Di nuovo senza occupazione fissa, durante la guerra sbarcò, come si dice, il lunario, con un po' di borsa nera: sigarette, saponi, capi di vestiario ed anche libri. La prima raccolta, che comprende le liriche che Saba lesse sul dattiloscritto e fece conoscere agli amici nel 1933, fu Poesie, edita nel 1938 nell' edizioni Parenti che al tempo erano la collana editoriale della rivista "
Letteratura ".
Seguirono:
Appunti, Una strana gioia di vivere, Poesie (raccolta completa ed
accresciuta) che gli valse il premio Viareggio, Croce e delizia.
Morì a Roma nel 1977.
La poesia di Sandro Penna è di tipo relazionale e questo nel tempo in cui l' ermetismo era la corrente poetica più seguita. Relazionale dunque nel senso che è una poesia irrelativa, che scaturisce " dall' impossibilità o incapacità di stabilire e di esprimere un rapporto razionale e riconoscibile con il mondo " (G. Debenedetti). Il mondo poi, si sa, consta di natura e storia: da un lato Sandro Penna sente la natura come una
patria, a volte dolce, a volte ingrata, ma sempre e comunque l' ambiente in cui egli, il poeta, vive. In questo modo la natura acquisisce un suo senso e i suoi aspetti manifestano sentimenti che, proprio come quelli degli uomini, si possono esprimere in modi simili e con lo stesso linguaggio, come dolore, gioia, malinconia...Dall' altra parte c' è la storia e quella vissuta da Sandro Penna fu quella dell' età borghese nel periodo cosiddetto dell' imperialismo, quello di maggior aggressione del capitalismo che impose all' uomo una posizione da schiavo, in una condizione d'alienazione: è il lavorare per i profitti, per risultati che nulla hanno a che spartire con l' umano vantaggio morale e spirituale. Sandro Penna si sottrae all' alienazione, si crea la possibilità d' ignorarla: nel mondo sa cogliere gli spettacoli naturali e i rapporti umani sufficenti a consentirgli di vivere la "sua" vita, quella che gli basta, che per lui è
piena. Da qui nasce " l' assenza " di Sandro Penna: egli si sottrae all'alienazione e raggiunge lo spazio dove riluce la sua " stella scialba ", come il poeta stesso dice in questa poesia che esprime la sua " vacanza " dalla storia, divenendone insieme testimonianza.


Come è forte il rumore dell' alba!
Fatto di cose più che di persone.
La precede un fischio breve
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione.

La poesia di Sandro Penna colpisce per la sua straordinaria leggerezza e trasparenza di confessione, la semplicità del modo di parlare che non ricorre ad intermediari né a sotterfugi. Fra Poesie e Croce e delizia, fino alle raccolte postume, Stranezze e Confuso sogno, esiste una rara continuità nel modo in cui egli rimase fedele alla sua economia interiore,modulazioni limpidissime cui non occorreva l' apporto di artifici
letterari. Egli ignorò scuole e sistemi, sempre facendo ricorso alla propria memoria poetica. Se si pensa alla vita che condusse, così slegata dai vincoli usuali, colpisce che nei suoi versi non si trovino riferimenti anche velati ai colpi che indubbiamente ricevette dall' esistenza. Ma Sandro Penna non ha mai gravato la sua poesia con l' alludere a intenzioni e a progetti, ha permesso che la vita si disciogliesse in un' unica
invocazione. Il tema sotteso e sempre presente è l' amore, liberato da ragioni storiche e morali. La voce del poeta, essenziale e pura, mai ha superato il tremito contenuto anche quando l' elemento profondo lo costringeva a ripiegarsi sul dolore della vita e l' attesa dell' amore e il sogno della scoperta in un nuovo incontro incidevano la vena malinconica e prendevano il sopravvento.


Alla luna

A te che chiaro hai il volto il mio nascondo
all' ombra di un grande albero che appena
mi copre, appena copre il mio tumulto.
Felicità o dolore, o forse solo
l' ombra di un cane o di un fanciullo, ancora
che restare non vogliono animali?



Daniela Manzini

Bibliografia

Opere:
Poesie, Firenze 1938
P. Claudel. Presenza e profezia (trad.), Roma 1947
Appunti, Milano 1950
Arrivo al mare (narrat.), Roma 1955
Una strana gioia di vivere, Milano 1956
Poesie, Milano 1957
Croce e delizia, Milano 1958
Stranezze, Milano 1976
Tutte le poesie, Milano 1970 (poi Milano 1977)
Il viaggiatore insonne (a cura di N. Ginzburg e G. Raboni), Genova 1977
Confuso sogno (a cura di E. Pecora), Milano 1980


Narrativa:

Un po' di febbre, Milano 1973



da: www.club.it/autori/grandi/sandro.penna/indice-i.html

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