Se i forestali di Calabria curassero anche le spiagge

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vanni-merlin
00mercoledì 5 luglio 2006 19:33
Se i forestali di Calabria curassero anche le spiagge



Rosario Carello

Quando sulla Calabria cadde furioso il vento del profondo nord, populista e a caccia di malgoverno (e non era l'altro secolo ma appena alcuni anni fa), trovarono e impallinarono loro: gli operai della Forestale. Con quelle mani callose, la faccia tagliata dal sole e una lingua mista fra dialetto e ignoranza verbale, erano un bersaglio facile facile. Andò che li volevano licenziare come Lavoratori Socialmente Inutili. L'emblema del lavoro di Stato. Imboscati. E non perché lavorassero nei boschi. Vennero, andarono, gridarono, fecero più chiasso dei taxisti d'oggi, bloccarono perfino l'aeroporto (stupidamente: così sembrò che la Calabria più retriva paralizzasse quella moderna), ma alla fine la loro posizione prevalse. Oggi la tragedia di Vibo è, lo dico alla Pirandello, la loro più amara e terribile rivincita. Perché quando piove in Calabria non sono le montagne che se ne calano; in Calabria, quando piove, si sbriciolano le coste. Nel 1999 Crotone, poi Soverato, dove morirono in campeggio disabili e volontari Unitalsi; nel 2001 Scilla, in mezzo Reggio Calabria, senza dimenticare le alluvioni storiche del 1951 nelle colline sullo Ionio. Ci sarà o no un motivo? C'è. Ed è che da mezzo secolo quei monti sono battuti, palmo a palmo, centimetro per centimetro protetti tra rimboschimenti e percorsi, pini e caprioli, da gente che ha questo per lavoro. Ma al mare no. Al mare i forestali non arrivano. Eppure in 30 anni i paesi montanari si sono spopolati e le coste inurbate: si costruisce di più, si aprono zone industriali, si appaltano lotti turistici, vengon su villaggi e parchi divertimenti… un fenomeno inarrestabile, partito alla fine degli anni '60, che neppure lontanamente ha scalfito le politiche di tutela del territorio. Non dico la sociologia, ma almeno i censimenti qualcuno li studia? Non dico i censimenti ma almeno gli occhi intorno, qualcuno li getta? È un grido: chi ha cura per questa regione? Per questo pezzo di nord che secondo i geologi è calato dalle Alpi, giù per il Tirreno in duecento milioni di anni, fino a diventare estremo sud. Pietra del nord dentro il caldo mare d'Africa. Un'evoluzione che mette i brividi, che pare fantascienza ma che è storia, poco nota ma storia, una specie di mucca pazza della geologia che giustamente impazzisce e chiede attenzione. Che, appunto, non c'è.
E mentre i vecchi forestali vanno in pensione e le nuove assunzioni sono bloccate, per i comuni costieri è una concessione pulire le strade, lascia perdere i canali e le valli, quando ci sono ancora i primitivi che caricano le lavatrici in macchina e ciao ciao, giù per il burrone, scaraventandole su vecchie auto e materassi e discariche che poi frenano l'acqua e franano tutti insieme e poi (senza fiato) c'è l'abusivismo e tutto quello che sappiamo e poi muore un bimbo di 16 mesi, come neppure durante le piogge in Amazzonia, all'inizio del mese di luglio-col-bene-che-ti-voglio, tra un Mondiale e il Festivalbar, nella settimana, pure, più calda dell'anno, che stiamo morendo tutti…
Se climaticamente è un evento eccezionale, come dice la Protezione Civile, umanamente è un film dell'horror.


da: www.avvenire.it/

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