Sinistra malata di programmismo

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-Kaname-chan
00domenica 27 novembre 2005 16:04
di DARIO DI VICO

Un nuovo fantasma si
aggira per l'Italia: il programmismo.
A Roma come a Bologna si susseguono incontri e seminari per i menu elettorali di Ds, Margherita e Ulivo.
I dirigenti ascoltano e riempiono quaderni di appunti.
Ma come stanno,davvero, le cose? Gli esperti più attenti-che
corrono trafelati di fondazione in fondazione per partecipare a queste audizioni-raccontano gli anni della gelata.
Anni in cui molte aziende sono finite fuori mercato ma altrettante hanno, sviluppato un'inaspettata capacità di reazione.
Nel Nord-Est si narra di imprese dei distretti friulani che hanno imparato a fabbricare non solo coltelli e mobili ma
prodotti a maggiore valore aggiunto, componenti per turbine e interni per navi da crociera.
I dati lo confermano: :negli ultimi dieci anni i volumi delle
esportazioni seno calati dal 5,3 al 3,l % ma il valore
delle merci vendute è rimasto pressoché lo stesso.
Esportiamo meno,coltelli ma più tecnologia e organizzazione. Protagonista di questa performance è stata la media impresa
ma anche tra le grandi non mancano esempi virtuosi.
II gruppo,siderurgico di Emilio Riva nel 2002 perdeva 180milioni
di euro e in due anni è arrivato a guadagnarne 1.040,insediandosi così al quarto posto per redditività
subito dopo il trio Eni, Enel e Telecom.
La Fiat, ,a cui lucide menti del merchant banking avevano
pronosticato l'approdo nella cassa Depositi e Prestiti o nella
Finpinerolo, si è tirata su con le sue forze. L'industria
dunque ha reagito,non si è rassegnata nonostante l'assenza di una politica per la competitività.
Il vero ministro dell’industria di questi anni è stato Charles Darwin e non certo Antonio Marzano.
Oggi l'Economist renderà nota, alla presenza di Mario Monti, Enrico Silza e Marco Tronchetti Provera, la sua inchiesta
sull'Italia e i giudizi sul governo in carica si
annunciano severi. Nella crisi di Bruxelles il settimanale
londinese è diventato il nostro nuovo vincolo esterno. Ma dopo
aver brandito per Cinque anni quel giornale come
una spada contro l' unfit Silvio Berlusconi, la novità
è che stavolta l'opposizione troverà valutazioni critiche nei suoi confronti.
Rischia di esaurirsi la più ricca delle rendite politiche:
avere dalla propria parte la voce dei mercati finanziari.
Siamo al più classico degli hic Rhodus, hic salta.
Il centrosinistra continua a trastullarsi con l'idea di cancellare tutte le leggi del recente passato.
Nei convegni si ascoltano ricette contraddittorie:
chi invoca le liberalizzazioni e chi un nuovo Iri, chi critica il socialismo municipale e chi ammicca al dirigismo francese.
Quando si passa a scrivere, le due tesi finiscono per sommarsi dimenticando che a salvarsi
è stata l'industria “liberale”, non quella assistita
.
Si ricade così nel programmismo.
Un film già visto: quante volte il centrosinistra ha affidato ai
suoi intellettuali più prestigiosi, agli Amato e ai Salvati, l'onere di comporre le divergenze e scrivere il Programma?
quante volte quei preziosi incunaboli sono finiti dimenticati negli scaffali dei centri studi? Tutto si può dire del centrodestra ma occorre riconoscerne l'abilità nell'indicare priorità che sono rimaste nella memoria. E allora viene
spontaneo chiedere al centrosinistra, ma anche
alla vasta area di intellettuali che in quel campo,si riconosce, di provare a fare altrettante.
Indicare tre- quattro provvedimenti che si impegna ad approvare
nella primissima fase di governo. Cento righe, non di più, per spiegare agli italiani dove li si intende portare. Non
ci sarebbe niente di più fit.

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