daetil
00lunedì 30 luglio 2007 15:10
Tra i valori dell’Occidente
Maurizio Blondet
30/07/2007
Il Ritzy Canine: esclusivo hotel di New York solo per cani vicino all'Empire State Building: offre 23 stanze, 2 suite presidenziali, camere con tv e comodi sofas e raffinatissima cucina all'italiana
STATI UNITI - Avete castrato il vostro gatto (o cane) e lui è depresso?
Gregg A. Miller, inventore di professione, ha trovato la soluzione: fabbrica delle protesi che riproducono «con assoluta precisione anatomica» i testicoli del vostro amato animale.
Si chiamano «Neuticles» (da «neutering», castrare, e «testicles») e, applicato al caro animale, gli restituiscono l'aspetto naturale e l'auto-stima.
Costano 919 dollari al paio.
L'inventore, lui stesso incredulo, ne ha venduto 240 mila. (1)
E' solo una curiosità in un business travolgente: gli americani spendono, per la cura dei loro animali domestici, 41 miliardi di dollari l'anno, circa il doppio del prodotto lordo annuo del Kenya o del Libano, il quadruplo di ciò che gli stessi americani spendono per il cinema.
Non più banali scatolami di cibo per gatti e cani: ora i felici proprietari esigono per i loro cari a quattro zampe cibi di qualità adatta al consumo umano.
Anzi, ora vogliono cibi che riflettano le loro preferenze o manie alimentari.
Così, sono nate aziende che vendono per cani cibi kosher, vegetariani, biologici.
La Del Monte ha messo in commercio con grande successo «Snausages», un alimento per cani che ha l'apparenza di una prima colazione americana, uova fritte e salsiccia; e un altro prodotto, «Pup-Peroni», che somiglia ad una costoletta.
La Iams Co. ha messo in commercio salsine per insaporire, l'equivalente canino o felino di ketchup e maionese: si chiamano «Country Chiken», «Savory Bacon», «Roasted Beef».
Le bestie non capiscono la differenza, ma i padroni si gratificano: non fanno mancare nulla ai loro piccini.
L'enorme spesa riflette infatti una precisa tendenza alla «umanizzazione» delle bestie d'appartamento, che sono trattate, coccolate e viziate come bambini.
Un terzo degli americani (dei 71 milioni di famiglie con cane o gatto) fanno regali di compleanno al loro caro in pelliccia: dal profumo a 30 dollari a flaconcino, al cappottino Polo Ralph Lauren a 225 dollari, alla collana di bigiotteria Chanel (500 dollari) al collare di Hermès (1200).
PetSmart Inc., il colosso del settore (928 negozi in USA) organizza anche festicciole canine o feline.
Ha aperto anche dei veri alberghi a 31 dollari a notte dove potete lasciare i vostri piccoli quando andate in vacanza: camere singole, cuccia sopraelevata, TV che trasmette i servizi di «Animal Placet» per i cani.
I gatti, invece della TV, hanno nella camera un acquario coi pesci.
Per entrambe le specie sono a disposizione speciali cabine dove possono ricevere le chiamate dei loro padroni, nostalgici ma lontani, e sentirne la voce.
E naturalmente, mentre sono ospiti di questi canili da sogno, gli ospiti possono valersi dei servizi di parrucchiere, pedicure, massaggio, passeggiata con camminatore-addestratore professionale.
Dei veri istituti di bellezza.
Solo questa attività alberghiera frutta a PetSmart 450 milioni di dollari l'anno, un decimo del suo fatturato.
Sono nate come funghi piccole aziende che forniscono i servizi di pedicure, tosatura e pettinatura anche a domicilio, con autocarri attrezzati che parcheggiano davanti a casa.
Dall'anno scorso a New York si tiene, ad agosto, una affollata «Settimana della Moda» per loro: maglioncini, bomber di renna, impermeabili, presentati da case di moda appena nate e già miliardarie.
Come la «Little Lily», che esiste da quattro anni e fa un milione di dollari di fatturato vendendo cose come bikini e abiti da sera per cani, copiati sulle parures delle dive alla notte degli Oscar.
Cesar Millan, un addestratore, è asceso a notorietà nazionale per i suoi metodi «soft» di addestramento: vende libri e DVD come best-seller, ha aperto un «Dog Psycology Center of Los Angeles» molto frequentato dagli attori di Hollywood (e loro cani).
Un certo Duane Ekedahl ha creato un «Pet Food Institute», di cui è presidente, che si è assunto l'onere di giudicare la qualità dei cibi per animali, come fa il Food and Drug Administration per gli umani, dopo lo scandalo del cibo per gatti inquinato da melammina fabbricato in Cina, che ha fatto ammalare molti piccoli «pets».
Dei 41 miliardi di dollari spesi annualmente per gli animali di casa, però, la maggior parte va nelle cure mediche: 9,8 miliardi di dollari l'anno in visite veterinarie, e 9,9 milioni in medicinali e interventi chirurgici: niente male in un paese dove 46 milioni di esseri umani, e 9 milioni di bambini, non hanno l'assicurazione sanitaria.
E dove i reduci mutilati dell'Iraq non ricevono cure adeguate.
Tom Carpenter, presidente della American Animal Hospital Association, testimonia che ormai, a veterinari, si chiedono interventi che vanno dalla trapanazione e incapsulamento dei denti di vecchi gatti alla chirurgia tumorale per conigli, fino alla risonanza magnetica (1.500 dollari ogni esame). Una signora, Suzanne Kramer di Chicago, ha speso 3.800 dollari per le cure di Biffy, il suo hamster (un roditore) malato di cancro, che tuttavia è morto l'anno scorso.
Un tal Steve Zane di Hoboken, New Jersey - disegnatore grafico, classe media - ha pagato senza fiatare una parcella da 3.700 dollari al veterinario che ha curato il suo gatto Koogle per intossicazione epatica.
Le grandi ditte farmaceutiche si sono buttate a capofitto nel business, anche perché le medicine per animali possono avere prezzi arbitrari, e non subiscono la concorrenza dei «generici», come nelle terapie destinate all'uomo.
Le vendite di questo settore aumentano dell'8,8% annuo.
Eli Lilly & Co. ha messo in commercio «Reconcile», un antidepressivo (di fatto è il Prozac) per curare la «canine separation anxiety».
La Pfizer vende lo Slentrol, contro l'obesità canina.
Sì perché come gli americani che mangiano troppo e camminano poco sono per i due terzi obesi, così il 40% dei loro cani e gatti - costretti allo stesso stile di vita, davanti alla TV con pacchi di snacks, e persino trasportati in carrozzelle per animali (210 dollari l'una), soffrono di grasso superfluo.
Ciò ha fatto esplodere la richiesta di servizi come la lipo-suzione e la chirurgia estetica.
Plastica al naso e lifting antirughe per vecchi animali sono molto richieste: ormai, con tutte queste cure, cibi raffinati, coccole e cappottini, diversi gatti americani hanno superato i 23 anni d'età.
Ma soprattutto, c'è un settore in cui gli americani non badano a spese: la raccolta delle cacche.
Sono nate almeno 350 agenzie che svolgono questo servizio per i proprietari amanti sì delle loro bestiole, ma non della loro cacca.
Hanno nomi graziosi come Doody Duty, Scoopy-Poo, Pooper Trooper («Scoop» è l'apposita paletta, «Poop» è il nomignolo affettuoso dato alle feci canine) e corrono su chiamata per ripulire il giardino o il pavimento su cui il caro bambino peloso s'è alleviato.
Il loro giro d'affari è aumentato in un anno del 50%.
Naturalmente, occupano immigrati messicani: senza cappottino Ralph Lauren, senza assistenza veterinaria e in genere senza cuccia.
La superiore civiltà occidentale è anche questo.
Sono anche questi i valori che i soldati difendono tra le sabbie dell'Iraq e sulle montagne afghane.
La nostra identità.
Maurizio Blondet
Note
1) Diane Brady e Chris Palmeri, «The pet economy», Business Week, 6 agosto 2007.