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il governatore Rick Perry: «la casa bianca interferisce nella vita dei nostri cittadini»
Il Texas minaccia Washington: secessione
La Camera ha approvato una risoluzione che ordina di «vietare o respingere misure lesive della indipendenza»
WASHINGTON – Il Texas, lo stato dei cowboy e di George W. Bush, minaccia la secessione dal resto dell’America. In Parlamento a Austin, la capitale, la Camera ha approvato la risoluzione 50 (50 è il numero degli Stati americani), che ordina di «vietare o respingere» tutte le misure imposte da Washington «lesive della nostra indipendenza». Secondo la risoluzione, le penali previste dal governo federale in caso di inadempienza, per esempio il ritiro di finanziamenti, sono «illegittime». Il pugnace governatore Rick Perry, un repubblicano, non la ha solo appoggiata, ha anche accusato Washington di «opprimere i texani, interferendo nella vita dei cittadini e nella conduzione dello Stato».
CONFLITTI DI POTERE - Intervistato da una tv, Perry ha dichiarato che «per il momento non c’è ragione di secedere, ma se Washington non cessasse le sue intrusioni i texani potrebbero decidere di farlo». Il governatore ha sostenuto che nel 1845, quando si unì al resto dell’America, il Texas si riservò il diritto di staccarsene in qualsiasi momento. In realtà, il diritto non gli fu mai riconosciuto: nel 1861, allo scoppio della Guerra civile, il Texas si proclamò indipendente, ma quando il Sud perse venne riassorbito. In America non passa però decennio senza che qualche Stato minacci la secessione, dall’Alaska al Vermont all’Alabama. Nel 2007 nel Tennessee si svolse persino una «Convention secessionista». Alla radice del periodico irredentismo c’è il conflitto di potere tra i 50 Stati dell’Unione e Washington, questa volta aggravato dalla crisi finanziaria ed economica. Perry, un neocon che vuole essere rieletto nel 2010, ha giocato la carta dell’autonomia durante i tea parties, i raduni del tè, le dimostrazioni popolari di protesta contro il fisco e le enormi spese dello Stato. Il governatore è contrario ad alcuni dei sussidi stanziati da Obama per le banche e per le imprese in difficoltà, e li ha denunciati come «un’ipoteca sul futuro dei nostri figli».
LEGA AUTONOMISTA - Il messaggio del Texas a Obama, ha detto, «è: non ficcare il naso nei nostri affari». Sono su posizioni analoghe altri due governatori repubblicani, Bobby Jindal della Lousiana e Mark Sanford della Nord Carolina. Nel sud, la cui secessione dal resto dell’America causò la guerra civile, esiste una «Lega» degli autonomisti. Per alcuni anni inoltre qualche leader nero, compreso Jesse Jackson, discusse se separare l’America di colore da quella bianca. Nel nord il movimento non è organizzato, ma si manifesta nelle forme più bizzarre: anche a New York c’è chi chiede la totale indipendenza sia dallo Stato sia da Washington. Al Congresso e alla Casa Bianca tuttavia questi fremiti irredentisti lasciano il tempo che trovano. La legge è chiara: per separarsi, uno Stato deve ottenere l’autorizzazione degli altri 49.
Ennio Caretto
16 aprile 2009