Vi inviterei ad una piccola riflessione.
Sono molte le teorie, le proposte, le spiegazioni che i media italiani ci hanno elargito in questi giorni, dopo i noti fatti di Catania, compresi gli insulti alla Polizia. Non é una novità per noi, che sulla strada ce ne sentiamo da anni dire di tutti i colori. Credo, però, che non si sia insistito abbastanza su un aspetto. Quello che stiamo vedendo adesso è purtroppo il risultato di anni di delegittimazione del ruolo dell’autorità: dagli insegnanti di scuola fino alle forze di polizia. I genitori, per un voto basso, non si incazzano più con i figli, ma con gli insegnanti, tanto per fare un esempio. Il messaggio che passa ai giovani é devastante, a mio parere: tu puoi fare quello che vuoi, hai sempre ragione, nessuno può importi limiti, non te ne impongo io in casa, nessuno ha diritto ad importene fuori. Le scritte sui muri diventano, in fondo, la punta di un iceberg (contro il quale noi cozziamo ogni giorno, sempre nell'indifferenza dei media, che anzi sui giornali danno addosso ai vigili che multano le auto in doppia fila dei genitori che vanno a prendere i bambini a scuola anziché invitare i genitori a parcheggiare correttamente), vergognose finché vuoi, così come vergognoso é il fatto che nessuno difenda gli insegnanti nelle scuole punendo i violenti in modo esemplare (ve le ricordate le storie dei video su internet?). La nostra società ha bisogno di recuperare a tutti il livelli il valore profondo delle regole, del loro rispetto, e il valore della giusta punizione per le infrazioni. Punizione da scontare, dal pagare con l'argent de poche la multa per l'uso sbagliato del motorino alla domenica pomeriggio in casa a studiare per il brutto voto a scuola. Ritrovare questi significati deve essere una priorità di tutti: delle famiglie, della scuola, dei media, dello Stato. Forse così potremo garantire ai giovani un futuro migliore, non solo allo stadio, ma in tutte le attività della vita.
Ecco, queste cose avrei voluto sentire l'altra sera a Controcampo, quando intervistavano il capo ultrà della Juve. Dovevano additarlo come esempio, alla fine dell'intervista, un po' come si fa quando in certe pubblicità fanno vedere i morti degli incidenti stradali. Il messaggio doveva essere: se non volete che vostro figlio cresca con dei valori così antisociali, così beceri, così stupidi, cominciate a fare come facevano i vostri genitori, che vi prendevano a sberle se venivate a casa con un'insufficienza o se venivano a sapere che il vigile vi aveva redarguito perché giocavate a pallone in un giardino fiorito. Poi dovevano cacciarlo dallo studio in modo plateale, dicendogli che non c'é spazio per lui e quelli come lui nello sport e nella vita.