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ENCICLICA Deus Charitas Est

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    Ratzigirl
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    00 24/01/2007 00:11
    Spunti Ratzingeriani....

    L'enciclica di Benedetto adesso viene presa anche modello per nuovi testi..mi stavo infatti domandando quanto ancora altri scrittori avrebbero aspettato prima di utilizzarla come fonte primaria delle loro riflessioni!!!! [SM=g27811] [SM=g27811]

    Eros e Agape: il prof. Melucci arriva a Fermo



    Si è svolta oggi alla Sala della Rollina del Teatro dell’Aquila la conferenza stampa di presentazione dell’incontro con il Prof. Alessanndro Meluzzi, noto medico e psichiatra, in programma venerdì 26 gennaio 2007 alle ore 18.00 presso la Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori di Fermo. In questa occasione il prof. Alessandro Meluzzi presenterà il suo ultimo volume “ErosAgape:un’unica forma d’amore”, edito da OCD in cui affronta il tema dell’amore, non soltanto nella dimensione psicologica, ma in quella filosofica, mistica e sacra.

    Nel volume l’autore prende spunto dalla prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, evidenzia che mentre Eros è l’impulso iniziale che ci fa bramare un oggetto e una persona, Agape ne è il completamento come forma di amore sublime, diretto verso ogni essere umano. Il tema dell’amore viene analizzato in tutte le sue espressioni sociali, a partire dalla famiglia e dalla coppia, dal rapporto medico-paziente, dal mondo del volontariato e dell’accoglienza.

    L’iniziativa è promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Fermo in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Recanati e la Sezione PortoRecanatese del Centro Studi Leopardiani ed ha ottenuto anche l’adesione dell’Arcidiocesi di Fermo. Difatti tra le autorità oltre al Sindaco Saturnino Di Ruscio ed al Vice-Sindaco di Porto Recanati Salvatore Piscitelli interverrà Mons. Luigi Conti, Arcivescovo di Fermo,-impegnato proprio in questi giorni a Roma come membro del Consiglio di Presidenza della CEI- che porterà il suo saluto. Modererà l’intervento Carlo Trevisani, Presidente del Centro Studi Leopardiani-Sezione di Porto Recanati.

    Alla conferenza stampa è intervenuto in rappresentanza dell’Arcidiocesi di Fermo, Don Mario Lusek che ha richiamato le parole di Papa Benedetto XVI nella sua prima Enciclica del Natale 2005, evidenziando come il pontefice abbia affrontato i temi dell’Eros e dell’Agape ed anche quello della Filia, l’amore amicale. Don Mario ha sottolineato inoltre come un personaggio mediatico come Alessandro Meluzzi sia in grado di attrarre per la sua notorietà televisiva, ma certamente di trasmettere anche un messaggio profondo, come testimonia il suo ultimo volume. Il Prof. Alessandro Meluzzi ha partecipato con una diretta telefonica alla conferenza stampa, ringraziando l’Amministrazione Comunale di Fermo per l’organizzazione dell’evento e sottolineando proprio come si debba “Pensare globalmente e agire localmente” e come nelle comunità locali tutto si radichi più profondamente. Per Alessandro Meluzzi questo appuntamento segna la sua prima volta a Fermo.

  • Discipula
    00 29/01/2007 16:39
    Dal sito di Radio Vaticana
    Tutti i record dell'Enciclica "Deus caritas est", a un anno dalla pubblicazione


    (29 gennaio 2007 - RV) Un successo editoriale, per molti aspetti, senza precedenti: ad un anno dalla pubblicazione, la Deus Caritas Est ha conseguito molti record. La prima Enciclica di Benedetto XVI ha infatti venduto, solo in Italia, ben un milione 450 mila copie. Il documento è stato ristampato tre volte in lingua tedesca e tre volte in lingua spagnola. Due in lingua polacca. Tradotta anche in russo e cinese, Deus Caritas Est – riferiscono alla Libreria Editrice Vaticana – è la prima Enciclica, nella storia, che ha registrato il tutto esaurito per la tiratura in latino, rendendone così necessaria una ristampa. Altro dato significativo: in Italia, l’Enciclica è stata tradotta anche in linguaggio braille per i non vedenti. Dunque, un successo in parte inatteso per le sue dimensioni. Al di là dei numeri, però, la Deus Caritas Est è riuscita anche a riportare il fondamento dell’essere cristiani al centro dell’attenzione e del confronto con il mondo laico. Un grande merito di Benedetto XVI, come sottolinea il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, intervistato da Alessandro Gisotti:


    **********
    R. – Dai frutti che ha prodotto possiamo giudicare la bontà della scelta fatta dal Papa, perché certamente la Deus Caritas Est è stata al centro di tante riflessioni e ha ispirato tante discussioni, anche nel mondo laico. E ciò stranamente, perché di solito sono i credenti ad occuparsi delle Encicliche. Questa volta si è visto un interesse veramente raro da parte del mondo secolare. Credo che con questa Enciclica il Papa abbia inaugurato o ritrovato un nuovo modo di fare apologetica del cristianesimo, che non consiste nel contrapporre la verità ai valori umani secolari, ma nel farne vedere, con grande acutezza e profondità, la concordanza, far vedere quindi che i valori cristiani, i valori di fede non sono contro la ragione, ma sono l’espressione, il fiore più prezioso della ragione. Questo, lo sappiamo, è un tema caro a Benedetto XVI, che indirettamente si riflette anche in questa Enciclica.


    D. – Come lei ha accennato, per il tema universale trattato nell’Enciclica, ossia l’amore, la Deus caritas est ha suscitato l’attenzione o, per lo meno, la curiosità anche di molti non credenti. Quali frutti può dare, dunque, nel tempo la lettura di questo documento magisteriale?


    R. – Il merito principale è quello di aver rimesso al centro dell’interesse, dell’annuncio della Chiesa, il fondamento di tutto, perché il fondamento di tutto è l’amore di Dio. La storia della Salvezza e la stessa esistenza del mondo non si spiegano se non con questa ragione, che Dio è amore; ‘Essere’ è essere amati. Non c’è altra spiegazione dell’esistenza dell’uomo e dell’universo del fatto che all’origine ci sia stato un atto d’amore. Il merito, dunque, è di avere messo a fondamento di tutto questa grande verità, da cui dipende tutto, che Dio è amore. Dice il Papa che l’eros vuole sollevare la creatura in estasi verso il divino, vuole condurre al di là di se stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinuncia, di purificazione e di guarigione. Il che vuol dire che il Papa non stabilisce semplicemente un’equazione tra l’eros e l’agape, tra l’amore passionale, l’amore umano e la carità divina, ma fa vedere che tra di loro c’è una continuità, non una discontinuità, non una contrapposizione. Credo sia stata questa la cosa che, non solo ha incuriosito, ma ha suscitato l’approvazione anche da tanta parte del mondo secolare, di avere riconciliato, in un certo senso, questa realtà umana dell’amore, che sappiamo quanto sia importante e quanto sia bistrattata; e avere dato questo grande orizzonte, che vuole portare l’uomo al di là di sé. Questo è tutto quello che gli uomini, gli innamorati, cercano. Per fare questo, però, dice il Papa c’è bisogno di un aiuto, quell’aiuto che è la grazia, l’agape, l’amore di Dio.


    D. – Il Papa ha dedicato la sua prima Enciclica alla carità, un amore che, Benedetto XVI ci ricorda sempre, fin dalla Messa di inizio Pontificato, non va disgiunto dalla verità. Come il cristiano può testimoniare nel mondo di oggi questo messaggio di verità e carità?


    R. – Ispirandosi a Gesù, perché nessun modello è tanto sublime come Gesù, che ha amato e che però è morto per la verità! E’ bello che lo stesso Giovanni, che nel Vangelo parla di quest’amore di Cristo - “Vi ho amati. Amatevi gli uni e gli altri” – sia anche quello che più fortemente accentui la verità. “Io sono la Via, la Verità e la Vita” dice il Gesù di Giovanni. Tra le due cose evidentemente non c’è opposizione, però la riconciliazione per noi uomini appare tanto difficile, perché la carità è inquinata dall’egoismo e l’egoismo fa schermo all’amore e alla carità. Quindi, la Chiesa dovrà sempre ricordare insieme le due cose – come dice Paolo – facendo la verità nella carità!
    **********



  • ratzi.lella
    00 29/01/2007 17:51
    grazie discipula
    piano piano...passo dopo passo...il nostro papa sta risvegliando un occidente dormiente ed una fede in agonia [SM=g27811] [SM=g27811]
  • ratzi.lella
    00 30/01/2007 17:02
    sui dati dell'enciclica...
    I dati Diffusione record in Italia per la «Deus caritas est» E anche in tedesco e spagnolo sono già tre le ristampe
    Enciclica, 1.450.000 copie vendute


    Un successo editoriale per molti aspetti senza precedenti: a ormai un anno dalla pubblicazione, la Deus caritas est, la prima enciclica di Benedetto XVI, ha infatti già conseguito diversi record. Secondo alcuni dati della Libreria Editrice Vaticana diffusi ieri dal notiziario di Radio Vaticana l’enciclica ha infatti venduto, solo in Italia, ben un milione 450 mila copie. Il documento è stato ristampato tre volte in lingua tedesca e tre volte in lingua spagnola. Due in polacco. Tradotta anche in russo e cinese, Deus caritas est è la prima enciclica, nella storia, ad aver registrato il tutto esaurito anche per la tiratura in latino, rendendone così necessaria una ristampa. Altro dato significativo: in Italia, l’enciclica è stata tradotta anche in linguaggio braille per i non vedenti.
    Sono numeri che confermano un’impressione raccolta fin dalle primissime settimane. Ottimi i risultati di diffusione fatti registrare anche dai canali più nuovi per un testo magisteriale, come gli ipermercati, le librerie di aeroporti e autogrill o le edicole. Ma al di là degli stessi numeri, in questo anno ormai trascorso dal 25 gennaio 2006 (il giorno in cui il testo venne presentato ufficialmente), ha colpito l’interesse suscitato dal testo di Benedetto XVI anche nel mondo laico. Lo sottolineava ieri, sempre sulle frequenze della Radio Vaticana, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa: «Dai frutti che ha prodotto – ha dichiarato – possiamo giudicare la bontà della scelta fatta dal Papa, perché certamente la Deus caritas est è stata al centro di tante riflessioni e ha ispirato tante discussioni, anche nel mondo laico. E ciò stranamente, perché di solito sono i credenti ad occuparsi delle encicliche. Questa volta si è visto un interesse veramente raro da parte del mondo secolare. Credo che con questa enciclica – ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia – il Papa abbia inaugurato o ritrovato un nuovo modo di fare apologetica del cristianesimo, che non consiste nel contrapporre la verità ai valori umani secolari, ma nel farne vedere, con grande acutezza e profondità, la concordanza, far vedere quindi che i valori cristiani, i valori di fede non sono contro la ragione, ma sono l’espressione, il fiore più prezioso della ragione. Questo, lo sappiamo, è un tema caro a Benedetto XVI, che indirettamente si riflette anche in questa enciclica».

    (da "avvenire" del 30 gennaio 2007)


    Esaurita l’enciclica in latino di Ratzinger. La Deus Caritas Est in Italia ha venduto 450 mila copie. La Libreria editrice Vaticana: “E’ la prima volta che un’enciclica necessita di una ristampa in latino”.

    (da "il foglio" del 30 gennaio 2007)

    [Modificato da ratzi.lella 30/01/2007 17.03]

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    LadyRatzinger
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    00 30/01/2007 17:20
    Re: sui dati dell'enciclica...

    Scritto da: ratzi.lella 30/01/2007 17.02
    I dati Diffusione record in Italia per la «Deus caritas est» E anche in tedesco e spagnolo sono già tre le ristampe
    Enciclica, 1.450.000 copie vendute


    Un successo editoriale per molti aspetti senza precedenti: a ormai un anno dalla pubblicazione, la Deus caritas est, la prima enciclica di Benedetto XVI, ha infatti già conseguito diversi record. Secondo alcuni dati della Libreria Editrice Vaticana diffusi ieri dal notiziario di Radio Vaticana l’enciclica ha infatti venduto, solo in Italia, ben un milione 450 mila copie. Il documento è stato ristampato tre volte in lingua tedesca e tre volte in lingua spagnola. Due in polacco. Tradotta anche in russo e cinese, Deus caritas est è la prima enciclica, nella storia, ad aver registrato il tutto esaurito anche per la tiratura in latino, rendendone così necessaria una ristampa. Altro dato significativo: in Italia, l’enciclica è stata tradotta anche in linguaggio braille per i non vedenti.
    Sono numeri che confermano un’impressione raccolta fin dalle primissime settimane. Ottimi i risultati di diffusione fatti registrare anche dai canali più nuovi per un testo magisteriale, come gli ipermercati, le librerie di aeroporti e autogrill o le edicole. Ma al di là degli stessi numeri, in questo anno ormai trascorso dal 25 gennaio 2006 (il giorno in cui il testo venne presentato ufficialmente), ha colpito l’interesse suscitato dal testo di Benedetto XVI anche nel mondo laico. Lo sottolineava ieri, sempre sulle frequenze della Radio Vaticana, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa: «Dai frutti che ha prodotto – ha dichiarato – possiamo giudicare la bontà della scelta fatta dal Papa, perché certamente la Deus caritas est è stata al centro di tante riflessioni e ha ispirato tante discussioni, anche nel mondo laico. E ciò stranamente, perché di solito sono i credenti ad occuparsi delle encicliche. Questa volta si è visto un interesse veramente raro da parte del mondo secolare. Credo che con questa enciclica – ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia – il Papa abbia inaugurato o ritrovato un nuovo modo di fare apologetica del cristianesimo, che non consiste nel contrapporre la verità ai valori umani secolari, ma nel farne vedere, con grande acutezza e profondità, la concordanza, far vedere quindi che i valori cristiani, i valori di fede non sono contro la ragione, ma sono l’espressione, il fiore più prezioso della ragione. Questo, lo sappiamo, è un tema caro a Benedetto XVI, che indirettamente si riflette anche in questa enciclica».

    (da "avvenire" del 30 gennaio 2007)


    Esaurita l’enciclica in latino di Ratzinger. La Deus Caritas Est in Italia ha venduto 450 mila copie. La Libreria editrice Vaticana: “E’ la prima volta che un’enciclica necessita di una ristampa in latino”.

    (da "il foglio" del 30 gennaio 2007)

    [Modificato da ratzi.lella 30/01/2007 17.03]




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    "Shemà Israel,Adonai elohenu,Adonai ehad"

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    Ratzigirl
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    00 30/01/2007 23:57
    “Deus caritas est”, un anno dopo

    Ha avuto un’eco enorme, sostiene monsignor Rino Fisichella


    ROMA, martedì, 30 gennaio 2007


    In un editoriale apparso sul quotidiano “Avvenire”, monsignor Rino Fisichella, Vescovo ausiliare di Roma, ha compiuto un bilancio dei frutti suscitati dall’Enciclica “Deus caritas est” di Papa Benedetto XVI a un anno dalla sua pubblicazione.

    Monsignor Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense, ha affermato che il documento aveva creato grandi aspettative perché, nella sua prima Enciclica, ogni Papa rende pubblico il suo “programma” di pontificato e presenta i principi in base ai quali vuole orientale la sua linea pastorale.

    Con la “Deus caritas est”, pubblicata il 25 gennaio 2006, ha osservato monsignor Fisichella, “non eludeva le aspettative; anzi, affermava che il suo programma era quello che la Chiesa persegue da duemila anni, dare testimonianza dell'amore e vivere di esso”.

    L'effetto che l'enciclica ha provocato è stato a valanga – ha aggiunto –. È sufficiente verificare la sua ricezione nel corso di pochi mesi per comprendere quanto Benedetto XVI non solo abbia colto nel segno, ma sia stato efficacemente compreso da tutti”.

    Secondo il Rettore della Lateranense, l’Enciclica “è stata fatta oggetto di lettura, di studio, di riflessione e dibattito nei diversi ambiti: dalle comunità cristiane agli ambienti della cultura laica. Il testo è stato preso tra le mani da cattolici, ortodossi, riformati; ognuno ha colto la valenza ecumenica e ne dato una personale lettura, apportando un contributo di notevole interesse”.

    Come esempio, ha citato ciò che il famoso teologo di Tubinga Eberahrd Jüngel, ha scritto in proposito: “È con certa diffidenza che normalmente i teologi protestanti leggono le encicliche papali. Sono un teologo protestante, quindi rientro in questa regola. Non c'è regola, tuttavia, senza eccezioni. Ho letto la prima enciclica di Benedetto XVI più di una volta. Il testo mi ha toccato, non da ultimo perché ha evocato nel lettore evangelico una sintonia che sgorga da un profondo consenso di vasta portata ecumenica”.

    Per monsignor Fisichella, in queste parole non c’è alcuna “espressione di galateo”, “ma la convinzione che in quelle pagine trovano spazio contenuti che hanno una vitalità che supera le incomprensioni, i confini e le contraddizione che ci portiamo dentro”.

    L’Enciclica, “nel linguaggio semplice e catechetico a cui Benedetto XVI ci ha abituato con i suoi interventi, soprattutto nelle catechesi del mercoledì e nelle varie omelie, contiene temi che hanno bisogno di grande riflessione per entrare nei comportamenti e diventare a pieno titolo cultura e stile di vita”.

    “Si pensi al grande tema dell'amore cristiano che va oltre ogni forma di mito disincarnato, mentre nella persona di Gesù Cristo entra direttamente nella storia e diventa paradigma per quanti sono alla ricerca di un amore genuino, gratuito e veritiero che dia risposta di senso definitivo alla propria esistenza”.

    Non bisogna neanche sminuire, ha aggiunto monsignor Fisichella, “la grande sfida culturale che emerge da quelle pagine soprattutto per l'occidente. Sempre più frammentato in una sorta di apatia tale da perdere l'orientamento e con esso l'identità conquistata, questo mondo antico è provocato a comprendere che senza il recupero delle proprie radici non ha vero futuro dinanzi a sé”.

    L'Enciclica “spinge ancora a considerare il tema della corporalità come superamento di una parziale e strumentale visione che limita l'amore alla passione e rende merce il corpo per il solo gusto del divertimento sguaiato e senza regole”.

    “Diventa prezioso quanto egli prospetta per giungere a costruire un'unità profonda in ogni persona. Solo così si recupera la vera armonia che consente di vivere in quell'equilibrio mai ovvio di spirito e corpo, di ragione e sentimenti, di eros e agape”.

    Il Rettore ha quindi indicato che, nonostante l’enorme risalto che la stampa mondiale ha dedicato all'Enciclica, a un anno di distanza sono sempre più numerosi i commenti teologici e le pubblicazioni ragionate.

    È solo l'inizio di un lungo cammino che non potrà fermarsi presto, perché la ricezione di questo primo testo del magistero di Benedetto XVI possa portare i suoi frutti”, ha detto.

    “Se fin d'ora, ci si sente toccati da queste pagine e si riesce ad offrire un'intelligenza profonda dell'amore, allora è proprio vero che il cristianesimo non è primariamente una teoria ma l'incontro con il mistero di una persona che merita di essere frequentata per tutta la vita”, ha concluso.

    Padre Raniero Cantalamessa, OFM Cap., Predicatore della Casa Pontificia, ha affermato dal canto suo ai microfoni della “Radio Vaticana” che “dai frutti che ha prodotto possiamo giudicare la bontà della scelta fatta dal Papa, perché certamente la ‘Deus caritas est’ è stata al centro di tante riflessioni e ha ispirato tante discussioni, anche nel mondo laico”.

    “E ciò stranamente, perché di solito sono i credenti ad occuparsi delle Encicliche”, mentre “questa volta si è visto un interesse veramente raro da parte del mondo secolare”, ha osservato.

    Secondo il predicatore, con questa Enciclica il Papa ha “inaugurato o ritrovato un nuovo modo di fare apologetica del cristianesimo, che non consiste nel contrapporre la verità ai valori umani secolari, ma nel farne vedere, con grande acutezza e profondità, la concordanza, far vedere quindi che i valori cristiani, i valori di fede non sono contro la ragione, ma sono l’espressione, il fiore più prezioso della ragione”.

    “Il merito principale è quello di aver rimesso al centro dell’interesse, dell’annuncio della Chiesa, il fondamento di tutto, perché il fondamento di tutto è l’amore di Dio”, ha aggiunto.

    “Il Papa non stabilisce semplicemente un’equazione tra l’eros e l’agape, tra l’amore passionale, l’amore umano e la carità divina, ma fa vedere che tra di loro c’è una continuità, non una discontinuità, non una contrapposizione”, ha spiegato padre Cantalamessa.

    La “Deus caritas est” ha venduto, solo in Italia, 1.450.000 copie, è stata ristampata tre volte in tedesco e volte in spagnolo e due in polacco. Tradotta anche in russo e cinese, è la prima Enciclica che ha registrato il tutto esaurito per la tiratura in latino, rendendo necessaria una ristampa. In Italia è stata tradotta anche in linguaggio braille per i non vedenti.
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    fedeleneisecoli
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    00 02/02/2007 16:33
    a quando la prossima enciclica??
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    Ratzigirl
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    00 13/03/2007 00:46
    da Petrus
    "Deus Caritas Est": l'Enciclica del Papa-Teologo per sconfiggere lo scetticismo su Gesù

    La prima Lettera Enciclica del suo Pontificato, Benedetto XVI l'ha dedicata a Dio. Viene naturale chiedersi il perchè di tale scelta programmatica, dal momento che Joseph Ratzinger è un teologo di fama mondiale. E' una scelta del tutto casuale, oppure no? Noi siamo certi che sia una scelta pensata, ragionata e meditata a lungo. Infatti, viviamo in un'epoca in cui è stata proclamata dalla scuola filosofica tedesca "la morte di Dio" (Nietzsche), in cui Marx ha dichiarato che la "religione è l'oppio dei popoli", e dove Sigmund Freud ha affermato che la credenza in Dio è un'illusione, una proiezione dei bisogni dell'uomo infantile diventato adulto che dobbiamo abbandonare in quanto frutto di una nevrosi che ci induce a credere a tutti i costi. Senza contare che, accanto a questi tre "maestri del sospetto", ci sono tutti quei teologi filo-protestanti che insegnano in alcune Facoltà teologiche e alcuni Seminari i quali affermano, con dei distinguo pericolosi, solo la natura umana di Gesù di Nazareth. Cioè, egli sarebbe solo un Maestro, un Profeta, un Uomo eccezionale, un Grande della storia, ma niente di più. Dunque, sul fatto che Gesù sia Dio, il Messia e il Risorto ci sarebbero- a loro dire- molte, anzi, moltissime riserve. Da qui il disorientamento e lo sconcerto di tantissimi fedeli che assistono impotenti alla demolizione del Cristo della fede per favorire il Gesù storico negando la sua natura divina in nome di un malinteso pluralismo teologico. In questo contesto teologico, culturale e filosofico, si evince che Dio non esiste. Anche se i nostri teologi dissidenti non lo dicono apertamente (verrebbero allontanati dalle Facoltà teologiche e dai Seminari) e quindi si beano di coniare termini raffinati, come quello di dire che "Dio è il Totalmente Altro", che "bisogna distinguere tra il Gesù predicato e il Gesù predicante" e che occorre essere cauti e prudenti sui miracoli, sulla Risurrezione e su Maria. Tutto ciò per "scandalizzare i semplici", come diceva molto bene, nel 1989, il teologo don Dionigi Tettamanzi, in un articolo sul quotidiano "Avvenire" in cui contestava i teologi milanesi dissidenti firmatari di una lettera-articolo che gli valse la promozione ad Arcivescovo di Ancona. Ma il problema oggi resta, come nell'anno di grazia 1989. Non è cambiato nulla. Nelle nostre Facoltà e nei nostri Seminari alcuni docenti sono attratti dalla teologia protestante, dai teologi tedeschi come Barth, Bultmann, Moltmann, Bonhoeffer e altri ancora, indottrinando i futuri preti con disonestà intellettuale perchè ad essi viene negata la libertà di apprendimento... In tali scuole esiste purtroppo solo la libertà di insegnamento. L'importante è demolire la teologia cattolica che considera Gesù di Nazareth il Messia, Dio e il Risorto. Papa Benedetto XVI, che è un teologo tedesco, conosce bene i suoi polli e deve avere pensato che occorresse, in un'epoca di scristianizzazione, secolarizzazione e di neopaganesimo quale quella in cui viviamo e siamo immersi, rilanciare la teologia cristocentrica rispetto a quella della Parola; teologia in crisi rispetto a quest'ultima, che è in auge però nei salotti dei filosofi laici come Severino, Natoli, Galimberti, Vattimo e Cacciari. Tutti uomini colti, per carità, ma affascinati soltanto dal Gesù storico, e non dal Cristo della fede. Infatti, oggi, (anche in alcuni settori del clero dell'episcopato) si mette al centro la Parola, un libro, e si fa il libero esame della Scrittura accantonando arbitrariamente la Sacra Tradizione e il Magistero della Chiesa. Quando, invece, è lo stesso Vaticano II a dichiarare solennemente che la Sacra Scrittura non può sussistere senza la Tradizione e senza il Magistero e viceversa. Ma i nostri teologi mettono in discussione i dogmi cattolici ritenuti "una prigione del pensiero", mettono in discussione l'Infallibilità del Romano Pontefice, i dogmi su Maria e sulla Trinità. Non riescono a pronunciare che Maria è la Madre di Dio, che l'Eucarestia è la Presenza reale del Corpo e del Sangue di Cristo, e che Dio è Padre. E, papa Benedetto XVI, corre ai ripari ribadendo che Dio è Amore perché non solo ha creato l'uomo e la donna, in modo tale che essi partecipassero alla gioia eterna, ma soprattutto perchè "ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per lui" (1 Gv 4,9). «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Da queste parole, si evince anche un'altra verità: Dio è Padre. Infatti, il Verbo si è fatto carne per salvarci riconciliandoci con Dio: è Dio «che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,10). «Il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo» (1 Gv 4,14). «Egli è apparso per togliere i peccati» (1 Gv 3,5). Dio -dice papa Benedetto XVI nella sua Enciclica- è anche carità perchè ci ha insegnato ad amare il prossimo. Dirà infatti la sera della sua passione ai suoi discepoli: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13,34). Dunque, Dio è Amore come del resto è scritto nell'Antico Testamento. E' capace di ira, di collera, di punizioni fino alla terza e quarta generazione, ma userà misericordia, perdono e clemenza fino a mille generazioni. Pertanto la sua misericordia prevale nettamente sulla collera e sulla gelosia. Se noi comprendiamo queste due verità essenziali del Cristianesimo, cioè che Dio è Amore e che Dio è Padre, riusciremo a capire il monoteismo trinitario della nostra religione che ci fa diversi rispetto all'Islam e all'Ebraismo e il mistero dell'Assoluto che ha tormentato un filosofo cristiano del valore di Romano Guardini. Riusciremo a capire che il Dio di Gesù, di Abramo, di Isacco e Giacobbe, anche se anche se è un Dio "nascosto" (Isaia), misterioso, che nessuno ha mai visto, che "abita in una luce inaccessibile" (S.Giovanni) e che "adesso noi vediamo in maniera confusa come in uno specchio, in modo imperfetto..." (san Paolo), tuttavia, lo incontreremo "faccia a faccia", "cosi come Egli è “dopo la nostra esistenza terrena”. Quindi, non occorre scommettere sulla sua esistenza, come diceva il filosofo cristiano Pascal, ma semplicemente avere fede in Lui, come ci esortava il primo Papa della storia: "Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi della speranza che è in voi". (san Pietro). Anche perchè, con la sua rivelazione, Dio invisibile nel suo immenso amore, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé ( Concilio Vaticano II). E, allora, poichè come dice la Sacra Scrittura: «La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11,1), dobbiamo credere a queste verità di fede con la grazia e gli aiuti interiori dello Spirito Santo aderendo con intelletto e la volontà a Dio-Amore che è si rivelato. Esattamente proprio come ci chiede, nella sua prima Lettera Enciclica, Papa Benedetto XVI nella nostra società dominata dalla dittatura del relativismo, dalla mentalità tecnico-scientifica, e fortemente imbevuta di razionalismo e di scetticismo.
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    Ratzigirl
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    Utente Junior
    00 23/03/2007 18:58
    Un libro critico sull'enciclica in arrivo sugli scaffali

    “DEUS CARITAS EST, PER UNA TEOLOGIA MORALE RADICATA IN CRISTO”
    (a cura di) Réal Tremblay -- Libreria Editrice Vaticana

    II contenuto di questo libro parla del cuore, ma del cuore «puro» del Figlio e di colui che, radicato in Lui, ha imparato in Lui a vedere ciò che vede, del cuore del credente, quindi. Radice e pianta che «porta frutti di carità per la vita del mondo». {Optatam totius 16). Con questa espressione mutuata dal Concilio Vaticano II, passiamo alla sfera dell'agire morale. Si tratta proprio dell'angolatura secondo la quale i membri del Gruppo di Ricerca Hypsosis hanno voluto leggere l'Enciclica di Benedetto XVI. I diversi contributi del presente volume mirano a porre in rilievo le chiavi di lettura adatte, in questo documento pontificio, a concepire e a strutturare una morale fondamentale che possa veramente fregiarsi del titolo di "cristiana".
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    Ratzigirl
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    00 15/04/2007 14:15
    Analisi di Svideroschi sull'enciclica (da Petrus)
    “Benedetto ha sfatato il tabù dell’eros”



    Sono passati solo due anni, ma sembra che il Magistero di papa Benedetto sia iniziato da molto più tempo. In effetti non c’è stato uno strappo nell’insegnamento tra Wojtyla e Ratzinger. Gli elementi di continuità sono molti pur nella differenza degli stili e dei modi di esercitare il governo della Chiesa. “Un elemento di continuità credo che si possa rintracciare proprio nel primo grande documento di Benedetto XVI, cioè nella sua enciclica Deus Caritas Est”. Gianfranco Svidercoschi, giornalista e scrittore, lo ricorda rileggendo i testi e ascoltando i ricordi di Don Stanislao, per 40 anni segretario di Karol Wojtyla, oggi suo successore come cardinale di Cracovia. L’enciclica, la prima di papa Benedetto, riprende il tema della sessualità, affrontato da Giovanni Paolo in un ciclo di catechesi per le udienze generali. “Nella prima parte dell’enciclica , papa Benedetto ha cancellato uno dei motivi maggiori di contestazione della religione cattolica, anzi bisogna dire forse il principale argomento che da tempo immemorabile veniva preso a pretesto per attaccare la Chiesa, per accusarla di scarsa pietà, di incomprensione per le coppie, cioè il presunto ostracismo della Chiesa nei confronti della sessualità, dell’eros. Viene da ricordare quella mai tanto conosciuta catechesi che Giovanni Paolo II aveva svolto per quasi due anni dedicata al corpo in cui rivalutava la sessualità, l’eros. Una cosa abbastanza rivoluzionaria rispetto anche ad un certo tipo di insegnamento moralistico preconciliare. Proprio questo discorso ha ripreso nella prima parte della sua enciclica Benedetto XVI. Ha chiuso per sempre con l’eredità negativa di certe correnti teologiche e moralistiche che risalivano al medioevo e che negavano la sessualità o quanto meno la consideravano qualcosa di riprovevole”. Prosegue il vaticanista che per anni ha seguito Giovanni Paolo II e ha scritto con il papa “Dono e Mistero”: “Anche la seconda parte dove Benedetto XVI ha delineato il progetto di una nuova Chiesa inserita nella società, cioè una Chiesa che non entra nella politica, nelle tecniche, nei metodi, ma non se ne lava nemmeno le mani, anzi invita i credenti ad una ulteriore responsabilità nella cosiddetta Polis e così riproponendo il vero senso della laicità, e quindi della distinzione di ciò che bisogna dare a Cesare e ciò che bisogna dare a Dio, fa pensare all’insegnamento di Giovanni Paolo II, soprattutto negli ultimi anni, e a quel suo discorso al Parlamento italiano sulla laicità. Anche qui ritrovo gli stessi echi e una continuità in Benedetto XVI quando ripropone il messaggio evangelico come unico criterio per giudicare le realtà politiche, le realtà sociali, gli stati stessi. E vorrei dire un’ultima cosa sulla continuità tra questi due papi: presentare il cristianesimo come un messaggio di gioia non semplicemente più, come per tanto tempo è sembrato, un serie di regole, di divieti, ma come una serie di si, cioè una fede che si può vivere gioiosamente e costruttivamente nella storia di ogni giorno”. Gianfranco Svidercoschi, che ha raccolto le memorie di Stanislao Dziwisz, sfata anche un’altra leggenda: la contrapposizione tra il papa e il cardinale Ratzinger sulla preghiera interreligiosa di Assisi nel 1987. “A proposito della convocazione della giornata di preghiera per la quale Giovanni Paolo II invitò i rappresentanti di tutte le religioni del mondo a pregare per la pace, si disse più volte che Ratzinger avesse messo i bastoni tra le ruote e fosse stato contrario. Don Stanislao invece smentisce questa storia, disse che era falso nella maniera più assoluta. Ratzinger chiese un attento equilibrio degli elementi di quella cerimonia ma non fu assolutamente contrario. Ed ecco perché ci sono molte affinità tra i due specialmente sul piano intellettuale e spirituale anche se uno è più teologo, Ratzinger, e l’altro più filosofo, Woityla”. Ed ecco forse anche perché Wojtyla scelse Ratzinger? “Sicuramente Giovanni Paolo II aveva una grande considerazione nei confronti di Ratzinger, ma soprattutto perché in quel difficile momento storico ecclesiale, in cui c’erano ancora delle contestazioni che facevano seguito al Concilio e in cui c’erano ancora molti teologi di prestigio che contestavano la Chiesa e molti di questi teologi erano proprio tedeschi, il papa volle al suo fianco un teologo di grande valore che potesse anche dialogare e confrontarsi con i maggiori teologi. In qualche modo, il papa volle accanto a sè un argine ai molti pericoli di deviazione dottrinale che aleggiavano nella Chiesa e nello stesso tempo volle avere anche un punto di riferimento preciso e reale alla guida della più importante congregazione del Vaticano. Da allora si sviluppò quindi questo rapporto sempre più stretto, che addirittura posso pensare fosse arrivato quasi ad un sentimento di affetto. E in tutto questo è proseguita la collaborazione tra i due, soprattutto per i documenti dottrinali; e infatti molte delle encicliche, in particolare quelle che hanno una impostazione dottrinale, risentono chiaramente l’impronta dell’autore, di Giovanni Paolo, ma da esse traspira anche il contributo, spesso decisivo, di Ratzinger, e mi riferisco in particolare alla Fides et Ratio”. Svidercoschi ritorna ancora al Concilio, che ha seguito come cronista e sul quale ha scritto vari libri. “Wojtyla fu uno degli elaboratori della costituzione pastorale Gaudium et Spes, la costituzione che riguarda la Chiesa nel mondo contemporaneo, cioè ad extra, mentre Ratzinger partecipò alla elaborazione della costituzione dottrinale De Ecclesia, quella sulla Chiesa. E’ come se quell’impegno profuso in Concilio avesse caratterizzato il rapporto fra i due e anche la conseguenzialità di un pontificato dopo l’altro. Wojtyla è stato soprattutto un papa che ha rimesso in moto il mondo cattolico. E’ stato un papa missionario, viaggiatore, un papa carismatico che girava il mondo a portare l’annuncio del Vangelo. Mentre Ratzinger, più concentrato sui problemi della Chiesa, è come se avesse cominciato un altro viaggio, diverso dall’altro, ma di estrema continuità un viaggio all’interno delle coscienze e cioè la dove è cominciata effettivamente la perdita di Dio, l’affievolimento del senso della esistenza di Dio, ed ecco perché c’è questo rapporto cosi continuo tra i due; uno ha fatto rinascere nell’uomo moderno la nostalgia di Dio e l’altro si è messo a dialogare con l’uomo moderno per far riscoprire il senso profondo di Dio nella vita di ogni uomo”. Una continuità dettata anche dalla Storia. “Credo che ci sia un rapporto continuo tra i due dovuto proprio alla situazione storico-ecclesiale. Qualcuno ricorderà il discorso che Benedetto XVI fece alla fine della proiezione del film “Karol”, quando disse che riteneva un segno provvidenziale che al papa polacco fosse seguito un papa tedesco. Due persone che da giovani su fronti avversi avevano dovuto subire la barbarie della guerra. Da un certo punto di vista, la seconda guerra mondiale penso sia finita con l’elezione del papa tedesco dopo il papa polacco. Credo che questo sia un grande significato di riconciliazione per tutto il mondo, al di là dei problemi veri e propri della chiesa, ma credo anche che questa sia stata una grande lezione per l’umanità intera”.
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    Ratzigirl
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    00 17/04/2007 15:05
    Appuntamento convegno

    Il Vangelo e l'eros s'incontrano in un convegno


    Un convegno sull'enciclica "L'eros e il Vangelo" del Papa Benedetto XVI è in programma per venerdì alle 19 nella sala del Capitol, in via Maggiore Italo Galli. Ad organizzare l'evento è la sezione lametina della Fidapa, la Federazione italiana donne arti professioni e affari, presieduta da Isabella Crapi Cerminara. Relatore sarà Guido Mazzotta, della Pontificia università Urbaniana.
    Anche nel recente messaggio per la Quaresima il Papa ha parlato dell'amore di Dio attraverso "agape" ed "eros". «Il termine "agape", molte volte presente nel Nuovo Testamento», ha scritto il Pontefice, «indica l'amore oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell'altro; la parola "eros" denota invece l'amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela all'unione con l'amato. L'amore di cui Dio ci circonda è senz'altro "agape". In effetti, può l'uomo dare a Dio qualcosa di buono che Egli già non possegga? Tutto ciò che l'umana creatura è ed ha è dono divino: è dunque la creatura ad aver bisogno di Dio in tutto. Ma l'amore di Dio è anche "eros". Nell'Antico Testamento il Creatore dell'universo mostra verso il popolo che si è scelto una predilezione che trascende ogni umana motivazione».
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    Ratzigirl
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    00 21/04/2007 01:13
    Convegno internazionale sulla “Deus Caritas Est” alla Pontificia Università della Santa Croce

    Nel giorno del II anniversario dell’elezione di Benedetto XVI al Soglio Pontificio, la Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce di Roma ha inauguraTO un Convegno internazionale avente per tema l’Enciclica “Deus Caritas Est”. Sarà il Cardinale Attilio Nicora, Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), a presiedere i lavori introduttivi del XI Convegno internazionale “Diritto Canonico e servizio della carità. A proposito dell’Enciclica ‘Deus Caritas Est’, organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università della Santa Croce (Roma) Nel corso delle due giornate si è riflettuto sugli “svariati problemi di giustizia” che “la ricchissima esperienza storica ed odierna dei cristiani e della Chiesa” pone “nell'ambito delle opere di carità verso coloro che hanno speciali bisogni spirituali”. In particolare, verranno analizzati i concetti di “Amore e giustizia nell’enciclica Deus Caritas Est” seguendo le prospettive teologica e filosofico-giuridica; si dibatterà sul “servizio della carità” nella Chiesa sia in riferimento alle sue “radici storiche” sia in quanto “compito essenziale dei cristiani”; non mancheranno riferimenti alle “iniziative dei fedeli”, all’esperienza della “Caritas”, alle attività caritative legate ai “carismi degli istituti religiosi” e al loro porsi nei confronti della “organizzazione gerarchica della Chiesa”. Spazio anche alla “collaborazione ecumenica ed interreligiosa nelle iniziative di carità”, alle “questioni giuridiche” nel rapporto “globalizzazione e carità” e alle implicazioni tra “diritto canonico e diritto 'civile'”.
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    Ratzigirl
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    00 26/04/2007 14:36
    Incontro a Lamezia Terme

    Incontro della Fidapa sull'enciclica del Papa


    In un mondo dominato da violenza e odio, il messaggio d'amore che si sprigiona dalla prima Enciclica del papa Benedetto XVI, che porta il titolo " Deus caritas est" ( Dio è amore), si rivela di grande attualità assurgendo a significazioni profonde. «Per questo - scrive il Pontefice - nella mia prima Enciclica desidero parlare dell'amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato agli altri». Una lettera circolare sulla quale la Fidapa di Lamezia Terme ha inteso riflettere nell'incontro "L'Eros e il Vangelo", tenuto nella sala convegni del Capitol, affidando il compito di trattare adeguatamente l'argomento allo studioso monsignor Guido Mazzotta, preside della Pontificia Università Urbaniana.
    Una settantina di pagine dense di cultura, di analisi sociali, di fede e di preghiera danno all'uomo la percezione di trovarsi all'inizio di una nuova epoca, imperniata sulla parola amore nelle sue varie accezioni: amore di patria, amore per la professione, amore per il lavoro, amore per genitori e figli, amore tra amici, amore tra fratelli e familiari, amore per il prossimo, amore per Dio. Nella prima parte del testo il Papa prende in esame, in particolare, la relazione tra eros, amore erotico ed agape cercando di superare la separazione che talvolta viene operata tra i concetti di eros ed agape identificando con lucidità lo stretto rapporto dell'amore erotico e la generosità che possono intercorrere fra un uomo e una donna in chiave di totale donazione del bene che può passare dall'uno all'altra. I veri destinatari dell'Enciclica sono infatti l'uomo e la donna, osservati nel loro slancio vitale, nel loro eros, nella loro ricerca di felicità e di giustizia. Grazie a questa lettera, sarà possibile considerare il matrimonio e, perfino, l'indissolubilità, non come un imperativo o una legge esterna, ma come il compimento di un'esigenza insita nel concetto dell'eros.
    E, pertanto, «l'eros cristiano non è un amore possessivo, ma è totalmente un amore oblativo, di chi ricerca esclusivamente il bene dell'altro, e inteso come amore incondizionato, spirituale e disinteressato così come è stato predicato da Gesù Cristo», ha affermato monsignor Mazzotta.
    Oggi purtroppo il linguaggio fondamentale dell'eros si sta impoverendo o si sta sostituendo con l'eros malato e stanco, «avvelenato», secondo Nietzsche, pertanto occorre restituire all'eros il suo vero significato per unificare, conciliare tutti quegli elementi che nella società e nella chiesa rischiano di opporsi e dividersi e consentire alla luce di Dio di illuminare il mondo: eros e agape, sentimento e volontà, giustizie e carità, amore di Dio e amore del prossimo, evangelizzazione e promozione umana.
    «Questa Enciclica - ha continuato monsignor Mazzotta - per molti aspetti sta parlando il linguaggio del futuro ed ha una particolare capacità di parlare ai giovani per il fatto che in un'età, connotata da una esplosione di erotismo, ha il potere di riconoscere il linguaggio autentico dell'eros codificato in una sua disciplina alla quale va riportato, ricondotto e sottoposto».
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